Personaggi storici bergamaschi : Mosè Del Brolo

mosè-brolo,liber-pergaminusMosè Del Brolo visse nella parte iniziale del Basso Medioevo (Bergamo 1080 ca – Ravenna 1157 ca) ai tempi delle crociate e del Barbarossa; egli fu Arcivescovo ma anche poeta, grammatico e traduttore. Citato per la prima volta da Pinamonte da Brembate nel 1230, è stato per molto tempo al centro di numerose dispute volte ad identificarne la collocazione temporale. Nel basso medioevo e nei secoli successivi era infatti ipotesi comune collocarlo tra il VI ed il VII secolo, facendolo appartenere alla famiglia Mozzi (come affermato dal Pellegrino) o, secondo l’ipotesi del Lupi, alla famiglia Albani. A tal riguardo, Padre Donato Calvi sosteneva che questi fosse segretario dell’imperatore bizantino Giustiniano, il quale gli commissionò una descrizione di Bergamo, la sua città.  L’infondatezza di tutte queste teorie fu evidenziata, all’inizio del XVIII secolo, da Ludovico Antonio Muratori che nella sua opera Rerum Novarum Scriptores indicò Mosè Del Brolo vissuto tra l’XI ed il XII secolo, evidenziando il fatto che lo scrittore bergamasco faceva riferimento al Vescovo di Bergamo Ambrogio, vissuto anch’egli nel XII secolo. Tuttavia la tesi del Muratori fu a lungo contrastata da Guerrini e Ferdinando Caccia, per essere poi accettata e considerata universalmente a partire dal XIX secolo. Nato a Bergamo dalla famiglia Del Brolo, fu avviato agli studi religiosi giungendo fino all’ordinazione. Continua a leggere

Bergamo nella Storia

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Girando qua e là tra i libri di storia e di storia locale, è nata l’idea di questo “bigino”… una sorta di storia bergamasca comparata, nei rientri, con quando avveniva contemporaneamente in Italia, in Europa e nel mondo. Alcune date della storia più antica variano a seconda dell’autore/ricercatore e sono pertanto da ritenersi approssimative. Si tratta di un “work-in-progress” e quindi seguiranno probabilmente degli ampliamenti e miglioramenti ed è aperto anche ai suggerimenti di chi volesse prenderso la briga di dargli un’occhiata…

MUSEO DELLE STORIE DI BERGAMO

Un’intitolazione a dir poco “accattivante”. Si legge così sul calendario 2018 della neonata struttura museale cittadina:

calendario 2018 museo storieIl 20 settembre 1917 nasceva nella nostra città il Museo dal Risorgimento. In occasione dei 100 anni dalla sua istituzione il Museo storico, gestito dal 2002 dalla Fondazione Bergamo nella Storia, rinnova la propria immagine: nasce così il Museo delle storie di Bergamo, la rete dei musei storici della città.
Sei luoghi, ognuno rappresentato da un’icona e da un colore caratteristico, ma tutti raccolti entro un’unica immagine che dà il senso immediato dei Museo diffuso (veramente ?). Ciascuno ha una propria identità, ma è raccordato da un progetto unitario e organico (e come?), quello d narrare l’intera storia di Bergamo (addirittura!) (dall’epoca romano al XX secolo attraverso le sue storie). Il Convento di San Francesco – medioevo (!!), il Campanone – simbolo della città (!!) , il Palazzo del Podestà – periodo romano e rinascimento (!!), la Rocca –risorgimento (!!), Torre dei Caduti – per la vista (??), Museo Donizettiano – personaggio bergamasco (!).

Il trionfo delle PAROLE! Se volessimo veramente creare un Museo diffuso (ottima idea), in Città Alta, soprattutto, vi sarebbero decine di luoghi da sistemare e segnalare (cominciando p.es. dalla fontana in Piazza Mercato delle Scarpe da anni in abbandono o l’entrata della cisterna di S.Alessandro, ecc.).
Ma vogliamo ricordare che la passione dei Bergamaschi per la loro storia ha lontane origini?
Nel 1561 forse prima in Italia, nasce a Bergamo la “raccolta di anticaglie” che diventerà poi il Museo Archeologico. Nel 1743, mentre inizia la costruzione della chiesa di S.Michele dell’Arco, parte il progetto per il Museo Archeologico che avrà la sua prima sede, nel 1770, nell’edificio, l’attuale Ateneo, costruito sopra il Fontanone di Piazza Mercato del Pesce. E nel (lontano) 1871 si costituisce il Museo di Scienze Naturali Enrico Caffi, che sarà presto trasferito nell’attuale sede della biblioteca A.Mai e aperto al pubblico nel 1918.
Vogliamo dircelo? La situazione museale a Bergamo è oggi, a dir poco, disastrosa: manca un Museo (o un filo conduttore tra musei) che racconti TUTTA la storia del nostro territorio (dallo sviluppo geologico dal Giurassico) e dei suoi abitanti (dagli animali dell’archeologico – 200 milioni di anni fa – e dagli Orobii) in TUTTI i vari periodi storici comprese invasioni, guerre, faide, epidemie e carestie che li hanno coinvolti!

Santa Maria Maggiore nella Storia di Bergamo

Santa Maria Maggiore 1840La Basilica di Santa Maria Maggiore, che è anche definita come “Cappella votiva della città”, ha un tiburio ottagonale e pianta a croce greca arricchita, in origine, da 5 absidi: una grande centrale e quattro piccole ai lati del transetto.
Nel 1133, una forte siccità colpì le terre bergamasche e a questa seguì una carestia e la peste. La popolazione di Bergamo, stremata, invocò l’aiuto della Maria Vergine e promise la costruzione di una bellissima chiesa in segno di ringraziamento.
Nel 1137 tutta la cittadinanza fu presente all’inizio della costruzione di Santa Maria Maggiore, su disegno di Magistro Offredo e sulla base di una ancor più antica chiesa dell’VIII° secolo, con la benedizione del vescovo Gregorio.
Nel 1472 l’absidiola di nord-ovest fu abbattuta per ordine di Bartolomeo Colleoni, che in quel luogo fece costruire la propria cappella funeraria.
Nel 1449 il Comune di Bergamo, proprietario della costruzione, ne affidò l‘amministrazione alla MIA, che tuttora la gestisce.
Mentre l’esterno della chiesa ha conservato l’originale architettura romanica, l’interno ha subito, nel tempo, notevoli cambiamenti e riporta un insieme di stili e d’arti eterogenee dei periodi compresi fra il XII e il XIX secolo dove temi religiosi convivono con presenze di matrice pagana o laica.
Sul web, a cura della MIA, una bellissima “visita “guidata“.
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Arrivano i Francesi a Bergamo

francesi a bgDopo il 15 Dicembre 1796, dunque, il Bonaparte avrebbe decretato di occupare Bergamo e la sua Cittadella a mano armata. Cristoforo Tentori ci trasmette il racconto di questa “perfidia” sua e dei Francesi a mezzo dei Dispacci dell’ormai arcinoto Vice Podestà Alessandro Ottolini.
Nel giorno dunque 24 Dicembre il N.H. Rappresentante di Bergamo scrisse al Senato il seguente Dispaccio.
SERENISSIMO PRINCIPE
Da Cassano arrivarono improvisamente a Stezzano questa sera alcuni soldati di Cavalleria Francese comandati da un Uffiziale, il quale poi comparve a questa parte, e mi presentò una Lettera del General Baraguey d’Hilliers Comandante la Lombardia…
Tale lettera, prima di giungere al Vice Podestà di Bergamo, Autorità legittima per le Terre di Stezzano, era stata indirizzata ai “Capi dei Comuni”, e Ottolini non manca di rilevare questa scorrettezza dei Francesi, che in effetti già la dice lunga sul loro intento di esautorarlo.
Quel che è più grave, è che la missiva informa dell’arrivo in quelle Terre, “prima della notte corrente”, di quattromila soldati di Fanteria e di 900 di Cavalleria, “sotto il comando d’un Generale di Brigata, ancora ignoto”.
Leggi la Storia su “La storia della caduta di Venezia

La porta del morto .. in “storie dimenticate”

porta del mortoChi vuole andare alla ricerca di sussulti e brividi nelle strette vie medievali di Città Alta non ha che l’imbarazzo della scelta. Non basta però volgere lo sguardo incantato alla storica Piazza Vecchia o alle facciate monumentali, occorre aguzzare la vista, puntare i dettagli, sbirciare fra le pietre. È lì che si annidano macabri racconti, che narrano le gesta dei boia e i lamenti dei condannati al rogo o all’impiccagione. C’è qualcosa di funereo, che si può toccare decisamente con mano, in alcune vie di Città Alta che i turisti percorrono quotidianamente, senza conoscere le pagine di una storia tutt’altro che felice. Una di queste è via Rocca. Salendo, sul lato destro, dopo poche decine di metri, si nota sulla facciata di un’abitazione un susseguirsi di porte sormontate da archi, attaccati l’un l’altro. Questo è uno dei palazzi più antichi di Bergamo Alta. Una lapide ricorda che qui ebbe sede (dal 1300) il Consorzio della Misericordia (MIA), istituzione a favore di poveri, malati, religiosi e bisognosi. È probabile che in questo edificio, un tempo, si svolgessero anche attività artigianali o di commercio. Fra queste porte d’ingresso, la terza e la quinta porta sono decisamente più strette rispetto alle altre e appaiono murate. Sono le «Porte del morto». Continua a leggere

Segni nella pietra

Ogni pietra di Città Alta trasuda di storia. Sembra una frase fatta. Ma non è così. Qui ogni sasso cela davvero un tassello del passato, ogni masso racchiude testimonianze remote, ogni frammento custodisce epiche memorie. Per le folle domenicali che la prendono d’assalto, la città chiusa dalle Mura ruota tutt’attorno ai monumenti e alle chiese del quadrilatero di Piazza Vecchia, si snoda lungo la Corsarola che sbuca alla Cittadella e a Colle Aperto, capolinea della salita a San Vigilio. Città Alta «mordi e fuggi» è soprattutto questo.
Eppure proprio lungo i tour canonici, i «forzati» di via Colleoni non notano tracce in apparenza semplici, indecifrabili, se non addirittura insignificanti che nascondono pagine di storia tutte da sfogliare. Una sigla scolpita su un travertino, un graffio su un muro, una croce fra i sassi delle mura, un anello di ferro imprigionato in una colonna, sono testimonianze che meriterebbero di essere riscoperte e valorizzate.
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