In epoca carolingia (774 – Carlo Magno in Italia – 814 la sua morte) nella città di Bergamo vennero effettuate coniazioni di tremissi ma da allora in poi nella città non vennero più coniate monete nonostante Federico I (1125 – 1190) avesse concesso privilegio di zecca al vescovo Gherardo (1146-1167). Durante il periodo comunale (1100 – 1331) avvenne un processo di erosione del potere vescovile e le istituzioni cittadine si appropriarono del privilegio di zecca iniziando a coniare monete a nome dell’imperatore Federico II. La coniazione andò avanti anche dopo la morte di questi avvenuta nel 1250 e si protrasse sino al 1302 (guerre viscontee).
Le monete di Bergamo rappresentano al diritto il busto dell’imperatore nella modalità tipica degli Augustale: l’imperatore è ritratto come il successore di Cesare Augusto e porta il mantello cesareo e la corona d’alloro tipica degli imperatori romani; nella monetazione di Bergamo il ritratto è molto semplice ed essenziale. Al rovescio è invece rappresentata una visione ideale della città di Bergamo molto simile a quella di numerose coniazioni di città tedesche dell’epoca la cui influenza potrebbe essere stata appunto portata da Federico II. La città è rappresentata in una visione idealizzata della Bergamo dell’epoca; sono visibili le rocce dell’altura sulla quale sorgeva la città, le aperture murarie, le torri cittadine e la basilica cittadina.
Le monete erano coniate nel palazzo del Gromo dei Rivola posto nell’antica via Gromo, ora via Gaetano Donizetti, dove ancora oggi una lapide ne ricorda l’antica presenza.
Come nella maggior parte delle monetazioni medievali per ogni moneta esistono numerose varianti e, a Bergamo, tali varianti riguardano soprattutto il busto imperiale e la raffigurazione della città.
Sono tutte realizzate in argento le monete più importanti :
– Il Grosso da otto denari è la moneta del più alto valore emessa dalla zecca di Bergamo ed è anche una delle più rare; ne sono conosciuti solo tre esemplari di cui uno è conservato alla Biblioteca Angelo Mai. La moneta pesa circa 2,85g con diametro di 23,2mm
– Il Grosso da sei denari imperiali pesa invece circa 1,99g con diametro di 20,2mm
– Il Grosso da quattro denari imperiali pesa circa 1,35g e di diametro di 19,3mm
Venivano poi coniati altri otto tipi di denaro imperiale di vario peso e valore in lega argento-rame.
Il ricordo di quello storico periodo lo ritroviamo oggi nel logo dell’Università di Bergamo che riproduce il rovescio del Grosso da sei denari imperiali delle monete di età comunale.
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Il nobile atrio d’ingresso della Biblioteca, progettato dall’architetto veneto Vincenzo Scamozzi (1552-1616), misura metri 15×10 ed è coronato da varie opere scultoree e lapidi commemorative :
Leggìo : denominato “Colonna Camozzi”, scolpito a forma di albero di quercia; sul tronco, la data “1849” ricorda i bergamaschi accorsi in aiuto dei bresciani durante le Dieci Giornate, 23 marzo-1 aprile. Sul piano inclinato, gli stemmi di Bergamo e Brescia. Dedicato ai fratelli Camozzi, conti e patrioti: – Giovanni Battista (1818-1906), storico, primo sindaco di Bergamo, 1860-1870, e senatore del Regno. –Gabriele (1823-1869), che profuse le sue ricchezze nell’arruolare volontari garibaldini.
Serie di 3 lapidi marmoree (secc. XIX-XX) sulle vicende riguardanti la Biblioteca :
1) Epigrafe a memoria di Guiscardo Lanzi (Bergamo ?-1352), podestà di Milano, Genova, Brescia, Cremona, Piacenza, consigliere dell’arcivescovo Giovanni Visconti. L’iscrizione sepolcrale è “forse il primo od un de’ primi saggi della lingua volgare in Bergamo” (A.Mazzi).
2) Lapide alla memoria di Bernardo Tasso (come il medaglione seguente).
3) Lapide ricordo di Giacomo Costantino Beltrami (1779-1855), esploratore. Partecipò alla rivoluzione di Bergamo del 1797 e ricoprì incarichi nell’amministrazione napoleonica. Partì poi per l’America dove pubblicò il resoconto del suo viaggio europeo e scoprì le sorgenti del Mississipi (28-8-1823).
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