Unesco

…E, dopo tanti anni e tentativi, Unesco fu….Il 9 Luglio 2017 la Commissione Internazionale di Unesco ha decretato che il nome di Bergamo dovrà comparire tra quelli, privilegiati, che negli anni scorsi hanno vinto questo speciale “concorso di bellezza culturale” e sono stati iscritti nell’elenco del Patrimonio dell’Umanità. Vi compare grazie alle sue Mura (comprendendo il Castello di S.Vigilio e il Forte di S.Domenico) e in compagnia di altre cinque città (delle undici proposte tra le 54 che la Serenissima decise di difendere con importanti fortificazioni, lasciando traccia nell’urbanistica e nella cultura).

L’esito finale, tutt’altro che scontato, della commissione Unesco era ovviamente legato alla composizione della stessa e al numero, sempre in aumento, di paesi aderenti (dagli originari 20, di cui 5 Europei, agli attuali 195 di cui 18 europei), e le normative che sono in costante evoluzione (la prima lista del Patrimonio mondiale era stata compilata nel 1978); ma oggi (2017) esse prevedono che, oltre alla presentazione dello stato attuale del bene, una volta ottenuto il riconoscimento, i richiedenti provvedano al mantenimento e alla valorizzazione del bene proposto per il futuro. Questo significa che, oltre che amare romanticamente le proprie Mura, (esattamente come per un figlio i genitori provvedono ai vestiti, al cibo, ma anche all’istruzione, alla educazione, ecc.) i bergamaschi dovranno “conoscerle” e “farle conoscere”, “curarle” e, soprattutto, “usarle” nel modo corretto.
Che i Bergamaschi siano, giustamente, orgogliosi della propria città, della propria storia e monumenti è cosa risaputa, ma ciò non basta. Più che solo a parole è necessario (soprattutto per gli amministratori) che per questo ci si impegni praticamente. Che si sia ottenuto un riconoscimento internazionale è sicuramente lodevole ma bisogna essere coscienti che l’impegno maggiore sarà di essere all’altezza di mantenerlo nel tempo. Con esso, anche Bergamo sembra aver raggiunto finalmente un livello superiore di consapevolezza del valore di questo storico monumento ma vi giunge quando l’analogo sentimento è già da anni ben diffuso sia in Italia che a livello mondiale


Un po’ di storia su Unesco a Bergamo: si parla da anni e sovente con idee confuse e con errori o lacune di memoria (i documenti di seguito citati si possono consultare nella categoria “documenti“); a livello di responsabili cittadini, per la prima volta, infatti ne parlarono in Consiglio Comunale il 4 Settembre 1995 (l’anno di Crespi d’Adda e solo altri 3 concorrenti italiani al riconoscimento) dei Consiglieri di minoranza (amministrazione Vicentini). La parola Unesco tornò in un o.d.g. del settembre 1998 (da quei consiglieri nel 1999 verrà fondata infine l’”Associazione Amici delle Mura”) e la richiesta allora espressa venne poi ripetuta praticamente ogni anno. Nel 2003 l’allora sindaco (amministrazione Veneziani) investì finalmente la Fondazione Bergamo nella Storia per verificarne la fattibilità. Nel frattempo, parlamentari bergamaschi, sollecitati dall’Associazione suddetta, chiedevano in Parlamento la cessione della proprietà delle Mura al nostro Comune e fondi adeguati per la conservazione.
Nel 2004 (amministrazione Bruni) azzerando gli studi già effettuati, delegò invece il compito (non gratuito come il precedente) al SiTI (Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l’Innovazione, Associazione ingegneristica costituitosi nel 2002 tra Politecnico di Torino e Compagnia di San Paolo). Questo portò però a un progetto che riguardava il riconoscimento dell’intera città (!!!) che nel 2006 entrò nella Tentative List, acquisendo la possibilità per i successivi cinque anni, fino al 2011, di venire esaminato. Ma ciò ben 10 anni dopo la prima richiesta ed entrando in una competizione resa ormai più difficile a causa dell’aumento dei concorrenti saliti nel frattempo, già solo per l’Italia, a 31. Limitatissima la rassegna stampa dell’epoca che se ne occupò quasi in sordina e con articoli che abbinavano ancora Unesco con Città Alta e Borghi. Il progetto, relativo all’intera città, non aveva già più molto “appeal”, fu un flop che resta ancora visibile negli archivi Unesco; perfino il Ministero dei Beni Culturali, che pure aveva accettato quella candidatura, già nel 2008 suggeriva di pensare a qualcosa di legato alle sole Mura Veneziane.
Solo nel Novembre 2009 (amministrazione Tentorio), rinnovato il mandato al SiTI dopo che aveva presentato l’imbastitura dell’attuale progetto internazionale, iniziarono i contatti con le varie città interessate. Nel 2012 venne costituita l’associazione “Terra di San Marco” per sostenere l’iniziativa. Nel corso degli anni tutti i vari ministri per il turismo che si sono succeduti (ricordiamo solo Biondi, Brembilla, Terzi) hanno assicurato a Bergamo il loro appoggio ma solo nell’Ottobre 2013 la candidatura comparve nella Tentative List completa di 11 città tra italiane, croate e montenegrine. Nel Febbraio 2014 venne imbastito il “Comitato scientifico” che, sulle indicazioni di SiTI, “reale” gestore dell’iniziativa, avrebbe dovuto fornire un “piano di gestione” locale da far confluire in quello più ampio di tutte le altre città del sito; ciò a completamento del “dossier” da consegnare a Parigi entro il Febbraio 2016 dopo una pre-selezione del Ministero Italiano. Nel Gennaio 2016 arrivò il benestare del Ministero (forse per compensare la perdita della candidatura come capitale europea della cultura) e alla fine dello stesso mese il dossier venne consegnato alla sede parigina dell’Unesco.
Nel maggio 2017, il dossier viene sottoposto alla Commissione tecnica internazionale (ICOMOS) per un approfondimento di “congruenza”; da questo esame uscirono, come valido “esempio delle fortificazioni veneziane alla moderna” (dalle suddette 54), solo sei città di cui tre dello “stato di terra” e tre dello “stato da mar occidentale” e tutte costruite tra XVI e XVII secolo per cui viene rettificato anche il titolo del progetto. E con queste “correzioni” si giunse, il 9 Luglio 2017, dopo oltre venti anni dalle prime proposte, alla fatidica approvazione…
Certo, se non si fossero persi tutti quegli anni dalla prima proposta riguardante le sole Mura, non saremmo stati ad “accontentarci” di essere “capofila” ossia, ufficialmente solo una tra tante, perché nel frattempo tanti altri castelli o città fortificate storiche erano ormai entrate singolarmente nell’elenco.
Comunque il progetto Unesco per tutti i bergamaschi ha avuto l’effetto di rinvigorire il diffuso interesse, mai sopito, per il nostro maggior monumento, e forte l’auspicio che questo spingesse gli amministratori (terminata la corsa a mettere il cappello sull’iniziativa e alle passerelle) ad averne sempre più cura e a valorizzarlo, come richiesto, oltre che dall’Unesco, dai primi richiedenti del 1995. Riassumendo: Il 9 Luglio 2017 la Commissione Internazionale di Unesco ha decretato il sito transnazionale: “Le opere veneziane di difesa nei secoli XVI e XVII – Stato da Terra – Stato da Mar Occidentale” degno di figurare come esempio di opere di difesa “alla moderna” nel Patrimonio mondiale dei beni culturali Unesco. La commissione era composta dai rappresentanti dei seguenti 10 Paesi: Cuba – Turchia – Filippine – Polonia – Repubblica di Corea – Kazakistan – Portogallo – Tanzania – Giamaica – Zimbabwe.
E, per l’immediato futuro, sarebbero valse le Raccomandazioni Finali di Icomos (International Council on Monuments and Sites’, organizzazione internazionale sulla cui consulenza basa le proprie decisioni il World Heritage Centre di UNESCO) di cui l’estratto (di cose comuni e specifiche per Bergamo), recita:
1) Sviluppare e attuare con urgenza il progetto di “Valutazione d’impatto del patrimonio” con proposte di sviluppo,
2) Garantire che tutti i grandi progetti che potrebbero avere un impatto sull'”Eccezionale Valore Universale” siano comunicati al Comitato del Patrimonio Mondiale in linea con il punto 172 delle “Linee Guida Operative” per l’attuazione della “Convenzione del Patrimonio Mondiale”,
3) Assicurare che la conservazione o pianificazione mantenga la prova di modifiche alle fortificazioni in tutti i periodi storici, senza rimuovere evidenze estranee alla Repubblica di Venezia,
4) Riesaminare le “buffer zones” per eventualmente integrare le costruzioni di epoca successive ma con la “coerenza tattica” del sito militare nel suo stato finale,
5) Sostenere la futura valorizzazione di una “pedagogia militare
6) Sviluppare e implementare il “piano di gestione” per rendere chiara la “Comprensione del Valore Universale” della proprietà seriale transnazionale,
7) Continuare gli sforzi per spostare elementi invadenti e ridondanti all’interno del componente seriale e sviluppi urbani visivamente invadenti. Questi obiettivi dovrebbero essere inclusi nei piani di gestione del sito, sottoposti a “Valutazioni di Impatto del Patrimonio” e monitorati,
8) Sviluppare e implementare con priorità urgente il proposto “Studio di capacità di carico turistica,
9) Sviluppare e implementare con priorità urgente i piani di gestione dei visitatori che permettano un turismo sostenibile e di alta qualità,
10) Sviluppare una strategia di conservazione del “Valore Transnazionale” basato su competenze specialistiche in “strutture difensive veneziane alla moderna” che consiglino i gruppi di coordinamento nazionali e internazionali,
11) Sviluppare meccanismi di monitoraggio attraverso il lavoro di equipe di coordinamento internazionale,
12) Inviare entro il 1° dicembre 2019 al Centro del Patrimonio Mondiale e ICOMOS una relazione sull’attuazione delle suddette raccomandazioni, che sarà esaminata dal Comitato del Patrimonio Mondiale durante la sua 44ma sessione nel 2020.
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Qui puoi consultare direttamente il “Dossier Unesco” depositato e le successive “Correzioni Icomos (l’organismo tecnico dell’Unesco), nelle quali, nel 2017, gli amministratori dei siti furono impegnati a tradurre in pratica i suggerimenti indispensabili per la permanenza del riconoscimento.
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QUI FINISCE LA STORIA E INIZIA IL PRESENTE DEL NOSTRO PATRIMONIO STORICO

E il PRESENTE che tutti si auguravano venisse affrontato con il necessario impegno e serietà per poter trasmettere al FUTURO nelle migliori condizioni possibili il nostro “Eccezionale Valore Universale”.
I vari articoli che hanno seguito il procedere su quel percorso, possono essere letti consultando la Categoria “Unesco” del blog.
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Siamo nel 2023, sono passati sei anni dal Riconoscimento Unesco e sicuramente si possono fare delle considerazioni su quanto avvenuto nel periodo… l’entusiasmo della amministrazione cittadina per la cosa si può intanto intravvedere dall’esposizione delle bandiere sullo sperone del baluardo San Giacomo!! …ed era stata annunciata anche la posa di una lapide a ricordo del giorno ma….
bandiera unesco 17-22..e che dire degli sfregi, oltre a quelli dovuti agli spray sulle Mura, anche quelli ben più gravi alla “core zone” che si sono registrati in questi anni…
…E Bergamo, con Brescia. è nel 2023 pure Capitale italiana della Cultura; quale più ghiotta occasione di richiamare, oltre ovviamente la sua cultura derivante da profonde radici, anche la sua Storia… ma la reale impressione resta che l’attuale amministrazione sia stata colta impreparata da “questa” eredità della precedente e non senta, se non formalmente, neppure la necessità di informarsi correttamente.
Si può praticamente affermare di non aver udito in alcuna delle poche manifestazioni organizzate in questi anni, né sulle pubblicazioni di autorevoli guide, né tantomeno sulla stampa locale, parlare di comprensione dell’“Eccezionale Valore Universale”, di “Linee Guida Operative”, di “buffer zones”, di “coerenza tattica” del sito militare, di “spostare elementi invadenti, anche visivamente”, di “Studio di capacità di carico turistica, di “gestione dei visitatori, di competenze specialistiche in “strutture difensive veneziane alla moderna”, di valorizzazione di una “pedagogia militare” …. tutte parole presenti, come sopra si può vedere, nelle Raccomandazioni Icomos del 2017. Si è potuto invece assistere al solo ridicolo tentativo di attirare l’attenzione su altri valori della principale costruzione (peraltro già ben conosciuti) ma non rispondenti alle richieste relative alla chiara “Comprensione del Valore Universale” della proprietà seriale transnazionale.Tanto che ancora oggi si può ripetere quanto detto nel 1988 dall’Arch. Gianmaria Labaa, nel saggio Studi e questioni aperte attorno alle mura di Bergamo (edito proprio nel 300° anniversario della conclusione dei lavori principali): “viene spontaneo chiedersi: quanto si sa sul nostro anello bastionato?». E ancora oggi non si è scelto, p.es., di pubblicare una nuova edizione de “Le Mura di Bergamo” del 1976 dove le Mura son trattate per quello che sono. E neppure, p.es., di distribuire gratuitamente la mappa SIGI delle Mura o quella dell’Unesco, comprensiva delle zone protette, come sarebbe stato opportuno visto che ancora nella più recente mostra fotografica e nell’articolo di stampa era riportata una lunghezza errata del suo perimetro e nomi vari attribuiti ai componenti architettonici. Meglio soprassedere sul funambolico accostamento dell’ “Eccezionale Valore Universale”  al “casoncello”, suggerito sicuramente da qualche ristoratore di Città Alta!
In “PanoramaMura”, l’unica manifestazione che ha coinvolto una parte di veri studiosi si è fatto una presentazione abbastanza allucinante… “panorama da fuori”.. lo skyline, “panorama da dentro”.. la grande pianura!! Una realtà più consona è che “panorama da fuori” era la possenza della muraglia che doveva incutere timore ai nemici (ruolo che svolse egregiamente) e “panorama da dentro” era quello che i difensori vedevano con apprensione come luogo dove si sarebbero accampati gli assedianti, pronti a massacrarli!   Si è tentato più e più volte di far veicolare piuttosto subdolamente alle “Opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar Occidentale” messaggi per nulla pertinenti… non sono un rifugio di piccoli animali selvatici, nè terra di coltivazione di piante rare, né circoscrizione di un territorio di “accoglienza”, né importante paesaggio lapideo, né un artefatto per romantiche passeggiate… sono, volenti o nolenti, un’opera architettonica militare di difesa che, come esempio di tale opere, è stato ritenuto di importanza storica internazionale, l’unica opera di tale rilevanza a Bergamo! Se pur di facile detto, non sembra ancor oggi di facile comprensione!

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RIASSUMENDO:
La seguente immagine, riportata dalla stampa come ricordo dei “fautori” di Bergamo nell’Unesco, è proprio da correggere… ricordando che:
1) Furono alcuni Consiglieri Comunali, poi fondatori della “Associazione Amici delle Mura”, nel 1995 (anno di riconoscimento di Crespi d’Adda) a sollecitare in Consiglio l’idea di proporre le nostre Mura in Unesco.
2) Fu il Sindaco Veneziani nel 2000 a far avviare gli studi di fattibilità a Fondazione Bergamo nella Storia.
3) Il Sindaco Bruni azzerò tali studi e coinvolse invece il SiTI di Torino con l’idea di far iscrivere l’intera città nella WHC.
Idea che si risolse in un perfetto flop.
4) Il Sindaco Tentorio sostenne invece l’idea, proposta dal SiTI, del sito transnazionale relativo alle “Opere di difesa..” e, con il sostegno alla nuova associazione “Terre di San Marco”, si avviarono i contatti internzionali.
5) Il Sindaco Gori ereditò l’ormai inarrestabile processo finale e, fatte gran passerelle all’atto del Riconoscimento (2017), ha fatto poi così tanti passi falsi, dimostrando di non aver compreso cosa era successo, che finirà probabilmente di essere anche quello che ne causerà la cancellazione dall’elenco WHC. Gli si consiglia un’attenta lettura delle “Linee…” del Ministero…
Linee guida per piani di Gestione Unesco -MiBAC

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Unescoultima modifica: 2015-05-06T00:17:56+02:00da amicimura1a

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