Incontri in libreria : Accadde a Famagosta

Un interessante resoconto dei sopravvissuti all’assedio e distruzione della fortezza veneziana, nostra speculare terra di confine a sud-est, della Serenissimalibro - Famagosta flibro - Famagosta r
L’assedio della città di Famagosta permise ai Turchi d’impossessarsi dell’intera isola di Cipro; l’assedio durò quasi un anno, dal 22 agosto 1570 al 4 agosto 1571.
La città fu assediata dall’imponente flotta turca ottomana capitanata da Lala Kara Mustafa Pascià. I veneziani erano guidati da Marcantonio Bragadin e da Astorre Baglioni (già Capitano Generale alla Fortezza di Bergamo).
Appena cominciato l’assedio, il comandante ottomano inviò la testa mozzata di Niccolò Dandolo, governatore di Nicosia, con l’ordine di resa immediata. Questo non spaventò né Bragadin né Baglioni, che, dopo aver fatto seppellire con onoranze funebri la testa dell’eroe, decisero di non arrendersi.
L’esercito nemico disponeva di 113 pezzi di artiglieria, 3000 cavalli, 193.000 fanti e 40.000 guastatori (in totale circa 233.000 uomini). Il Baglioni aveva a disposizione 90 pezzi di artiglieria, circa 6000 fanti (2000 italiani e 4000 greci) e 200 cavalli; ricevette poi un rinforzo di 2400 fanti e 150 cavalli (in totale circa 8.050 uomini, ossia circa di uno ogni 30 invasori turchi).
Famagosta aveva un ottimo sistema difensivo: si affacciava al mare ed era protetta da un muro di cinta con quattro baluardi e protetta da un ampio e profondo fossato. Questo però non poteva resistere all’assedio di un enorme esercito ottomano in continuo incremento calcolando anche la scarsità di derrate alimentari in giacenza nella città.
I primi attacchi vennero condotti dai giannizzeri, che però furono respinti dalla cavalleria veneziana e quindi Lala Mustafà decise di far uso massiccio dell’artiglieria.
Bragadin e il comandante delle truppe Astorre Baglioni seppero sfruttare al meglio il sistema fortificato e le poche truppe di cui disponevano, riuscendo a resistere e infliggendo gravi perdite al nemico con la loro controbatteria e con incursioni a sorpresa fuori dalle mura.
Il generale turco temette una rovinosa sconfitta come quella subita durante l’assedio di Malta di cinque anni prima e chiese perciò ulteriori rinforzi che portarono l’esercito assediante a 250.000 unità.
Il 26 gennaio 1571 giunsero a Famagosta le 16 galee veneziane di Marcantonio Querini con rifornimenti di viveri e 1.600 soldati e tra questi il figlio dell’ammiraglio stesso. Un ultimo rifornimento, 800 fanti, arrivò in marzo. Nel frattempo gli ottomani avevano posizionato nuova artiglieria e scavato nuove trincee mentre i continui bombardamenti (circa 150.000 colpi) stavano riducendo la città a un cumulo di macerie.
Verso fine luglio 1571 Mustafa Pascià, perso il figlio in battaglia, ordinò il più pesante bombardamento dall’inizio dell’assedio: la torre nord venne in gran parte demolita. Con le mura compromesse, i soldati rimasti in settecento, in gran parte feriti ed esausti, la popolazione ridotta allo stremo, il Baglioni e il colonnello Martinengo optarono per accettare la resa offerta con la promessa di aver salva la vita loro e di tutti i cittadini rimasti e anche con la possibilità di rimpatriare. Anche Marcantonio Bragadin, che pur prevedeva il tragico destino della città, decise infine di sottoscrivere la resa il 1° agosto 1571.
Ma Mustafa, furioso per le perdite subite (non meno di 52.000 uomini), contravvenendo alle sue promesse, appena firmata la resa, fece decapitare e tagliare a pezzi il Baglioni e la sua scorta, impiccare tre volte il colonnello Martinengo e trucidare tutti i soldati rimasti. La città venne lasciata in balia delle milizie ottomane, che seminarono la strage e distrussero le chiese.
In ultimo, iniziò il supplizio di Bragadin: fu incatenato, gli furono mozzate le orecchie e il naso, prima issato sulla cima dell’albero di una galea e poi frustato e rinchiuso per dodici giorni in una minuscola gabbia al sole, esposto ai soprusi dei soldati vincitori. Il 17 agosto 1571 venne condotto, dopo altre sevizie e umiliazioni, nella piazza principale e scuoiato vivo. Le membra squartate e date ai cani, la sua pelle, impagliata, venne esposta sulla nave ammiraglia e portata a Istanbul; custodita in una botte per vivande nell’Arsenale della città, fu presa da uno schiavo veneziano, Gerolamo Polidori, che corrompendo guardiani, riuscì a riportarla in patria; nel 1580 fu posta in un’urna nella chiesa di San Gregorio e fu trasferita nel 1596 in quella dei Santi Giovanni e Paolo, dove si trova attualmente. In ricordo di quel massacro tutte le gondole furono dipinte di nero.
L’eroica resistenza di Famagosta servì in ogni caso a far guadagnare tempo alle forze cristiane, tenendo impegnata l’enorme flotta ottomana: a Lepanto, appena un mese e mezzo dopo, l’armata della Lega Santa ottenne una schiacciante vittoria sulle forze turche.

21 aprile 1523 – 21 aprile 2023: Bragadin!!

500 anni fa la nascita di:
Marcantonio Bragadin
(Venezia, 21 aprile 1523 – Famagosta, 17 agosto 1571) cittadino della Repubblica di Venezia, fu il Governatore della città-fortezza di Famagosta, sulla costa orientale dell’isola di Cipro, durante l’assedio degli ottomani.
Figlio di Marco e di Adriana Bembo, ebbe in gioventù una breve esperienza come avvocato nel 1543, ricevendo vari incarichi presso le magistrature cittadine, ma ben presto si diede alla carriera marinara. Nel 1560 e nel 1566, fu designato governatore di galea e, nel 1569 nominato Rettore di Famagosta, in vista del probabile scontro con la flotta ottomana.
L’adozione dei cannoni negli eserciti aveva resa necessaria la costruzione di mura secondo nuovi criteri perché potessero resistere agli assedi. Bragadin fece realizzare a Famagosta una solida difesa delle mura del porto, fra cui il bastione Martinengo, eccellente esempio di “fortificazione alla moderna” (come quelle che erano in costruzione a Bergamo).
Il 1º luglio 1570 un primo contingente turco sbarcò presso Limassol, ma venne respinto. Riuscì invece a sbarcare nei pressi di Nicosia il 18 luglio e, da circa 400 imbarcazioni, l’esercito musulmano di Mustafa Pascià, arrivò a circa 100.000 unità con 200 pezzi d’artiglieria. Nicosia cadde in due mesi e la guarnigione fu massacrata. La testa del luogotenente del regno, Niccolò Dandolo, fu fatta recapitare a Bragadin, che si apprestava invece a resistere a Famagosta.
Il lungo assedio di Famagosta ebbe inizio nel settembre 1570 e nei mesi seguenti le mura vennero bersagliate da migliaia di tiri delle batterie nemiche. Alla difesa di Famagosta, Marcantonio Bragadin con Lorenzo Tiepolo e il generale Astorre Baglioni con circa 6.000 uomini, che si opponevano a 200.000 armati, con di 1.500 cannoni e 150 navi che bloccavano l’afflusso di rifornimenti e rinforzi.
La resistenza degli assediati, data la disparità delle forze in campo, andò oltre ogni previsione. L’enorme esercito assediante poté sperimentare anche nuove tecniche di guerra come l’innumerevole serie di gallerie verso le mura per arrivare a porre cariche esplosive e aprire una breccia. Continua a leggere

Le “Opere di difesa veneziane” a Bergamo

Inquadramento cronistorico comparato dei relativi lavori di costruzione.

156131 luglio – arriva a Bergamo il conte Sforza Pallavicino con gli ingegneri Francesco Orologi, e il cav. Francesco Malacrida (Zenese) e con 550 soldati (comandanti Clusone, comandante artiglieria, Gerolamo Martinengo e Giulio Savorgnano). – 1 Agosto – iniziano i lavori per le MURA (abitanti 4.000 dentro – 13.000 fuori) con le demolizioni di 230 case, compresa la basilica alessandrina, sotto la direzione dello stesso Gen. Sforza Pallavicino. – 13 Agosto – trasporto delle reliquie dei SS. Alessandro e Narno dalla cattedrale alla chiesa di S. Vincenzo accompagnate dal Vescovo Federico Cornaro e dal proto Paolo Berlendis. – 1 Settembre – sotto un violento acquazzone, la posa della prima pietra del Forte S.Marco benedetta dal Vescovo. Spie milanesi riferiscono dei lavori e i veneziani faticheranno a convincere gli Spagnoli che si tratta solo di opere di difesa che non prevedono ammassamenti di truppa per attacchi. – 31 ottobre – In soli tre mesi, con il lavoro di 3760 «guastatori», 263 «spezzamonti», 147 «murari», 46 “marangoni”, sotto la direzione di 35 “soprastanti” e 8 “proti”, distribuiti in 9 punti diversi della città, lo Sforza riesce a tracciare quasi tutto il circuito della fortezza e fissa dei termini di pietra da una parte e dall’altra delle mura: le case potevano essere ricostruite a non meno di 25 pertiche (mt. 52) dalle mura vecchie e altrettanto dalla controscarpa delle mura nuove verso valle. La minuziosa relazione dell’Orologi induce a questo punto il Senato a espandere notevolmente le intenzioni di rafforzamento e fa capire perché l’opera, che doveva essere compiuta in 2 mesi con una spesa di 40 mila ducati, si trascinò invece per ben 27 anni e costò oltre un milione di ducati.
1563 fine del Concilio di Trento: inizia la CONTRORIFORMA.
1564-1565 l’inverno più freddo del secolo.
1566 – terminato il Forte San Marco da Porta S. Alessandro a Porta S. Lorenzo, la piattaforma di S. Grata e il baluardo di S. Giacomo. Il presidio è ora di 2.000 uomini e vengono messe in batteria le prime 20 bocche da fuoco.1567 – la lapide nel lato nord-ovest ricorda la fine dei lavori per il baluardo di S.Alessandro.
1570 il primo Arlecchino (attore bergamasco Alberto Ganassa) si esibisce per la prima volta alla corte di Francia.
1570-1574 Terremoto nel Ducato di Ferrara. 40% degli edifici distrutti.
1570 assedio, massacro e distruzione di Nicosia (Niccolò Dandolo).
1571 assedio e massacro di Famagosta (Marcantonio Bragadin) da parte dei turchi del Visir Sokollu e Mustatfà Pascià. Le gondole si tingono di nero. Venezia perde anche Cipro.
1571 – 1610 nasce Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
1571 – terminato il perimetro ovest dal baluardo S.Alessandro a Porta S.Giacomo.
1571 battaglia di Lepanto nella quale i bergamaschi, con la galea S. Alessandro, si fecero onore. Costò in tutto a Bergamo 34.000 ducati.
1572 – presidio ridotto a 360 fanti. Inaugurata la fontana del Delfino. Visita pastorale di S. Carlo Borromeo.
1575 – finito il perimetro da Porta S.Giacomo a Porta S.Agostino, con fontana relativa, ponte e casermetta per 100 militi.
1576-1577 peste – utilizzato il Lazzaretto non ancora terminato. La città di Venezia viene colpita duramente.
1582 costruite le 2 polveriere, scavate fosse e sistemazione terreni circostanti il perimetro.
1582 con la bolla “Inter gravissimas” Papa Gregorio XIII introduce il calendario gregoriano tuttora in uso.
1585 – 4 febb. muore Sforza Pallavicino, gli succede nella direzione dei lavori Giulio Savorgnano.
1585 terminata costruzione del Forte di S.Domenico e del castello Valverde, poi Palazzo Medolago.
1588 tensioni internazionali quando la “Invencibile Armada” navale viene distrutta dagli inglesi. Fine del predominio spagnolo sui mari.
1588 con la chiusura del perimetro da Porta S.Agostino a Porta S.Lorenzo e l’inserimento della lapide nella faccia nord del baluardo della Fara termina ufficialmente la costruzione del perimetro delle MURA. Continua a leggere

Rassegna storica

Una raccolta di articoli (alcuni “storici”) con oggetto “Le Mura” apparse sui giornali prima dell’apertura di questo blog.
I successivi si possono trovare nella categoria “Mura e Muraìne”

pulizia mura - 1977 -capellinida “Le Mura di Bergamo” – 1977

19790308 proposta passeggiata sotto mura

19950615 proposta Authority mura

19960815 progetti persi per lemura

19961116 progetti persi per le mura

19990823 progetti persi per le mura

19991110 proteste Lega

19991110protesta Lega -roccolino

19991214 proteste e proposte

20000516 protesta italia nostra

20001125 richiesta proprietà AdM b

20001126 proposta proprietà Lega

20010329 convegno Cittadella

20010803 mostra amici mura

20020324 Eco - incidente alpino

20020520 Eco - pulizia mura

20031015 legge finanziamenti Lega

20030831 stanziati fondi Lega

20041014 protesta mura disastrose

20041111 UNESCO -Grossi x Unesco

20051004 protesta Lega- fondi manut

20051011 Giornale Bg - Redondi

20071001 baluardo s-giovanni

20060207 UNESCO - eco

20060207 UNESCO - giornale

20061018 Eco - alpinisti pulitori

070427 città pulita -volontari -Eco

070527 pulizia Mura -Eco

070927 pulizia s-lorenzo -Eco

20071001 storia proprietà Mura

20080428 protesta AdM degrado valverde b

20080428 storia lapide di marmo

20080621 risalita

20080710 Unesco - Bgnews

20080710 Unesco - A_Lupini

080716 lavori pulizia volontari

080728 lavori pulizia Stato

20090507 risalita - Belotti

20090508 Eco - torre assedio

20090610 fossato ripulito - Eco

20090701 resti romani in porta dipinta

20090729 UNESCO -Bgnews e Eco

090730 delega Frosio

20090803 passeggiata sotto mura

20091028 -cannoniera S-Giovanni

20090830 visite nottole

20091106 UNESO -Bgnews

091113 100 cannoni

091113 Bg Famagosta

091113 labirinto sotterraneo

20091113 cannoniera s_giovanni-eco

091114 UNESCO candidatura -ilBG

20091116 mura unesco -eco C

20091116 mura unesco -giornalebgB

20091116 mura unesco -giornoB

20091116 UNESCO -eco

Bergamo rivuole le Mura
…ma da qui entriamo in una storia recente… come molti sicuramente ricorderanno… e non dimenticheranno!20150222 Eco - no proprietà…e questo succede quando un’amministrazione cittadina prende decisioni su base ideologica, senza le necessarie conoscenze storiche e senza neppure l’umiltà necessaria per richiedere l’appoggio di veri esperti storici!!
20160814 Eco - lato B
20161127 Eco - lato B ancora
…certo che no!! Sono sufficienti “esperti di area” che scopriranno sulle nostre “opere di difesa” le piante di capperi e l’esistenza di una quinta porta per “entrare in città”!!!
20160124 - Eco - Ferlinghetti
20161114 Eco - porta soccorso
20170208 Eco - capperi
Ma, nonostante le premesse, veri esperti esterni di rapporti internazionali, riusciranno a far riconoscere a livello mondiale il nostro patrimnio…
20180708 Eco - turismo
20180730 Eco - cartelli turistici
…e, come si vedrà nel blog, esattamente come la storia aveva insegnato, il Demanio non sborserà un euro per le nostre Mura e i cittadini pagheranno per restaurare un bene dello Stato!!

Bergamo e la battaglia di Lepanto

battaglia-lepanto_02.jpgAlla rovina di Famagosta del 1° agosto 1571, che portò allo scempio di Marcantonio Bragadin e Venezia a dipingere di nero le sue gondole, seguì, la gloria di Lepanto (7 ottobre 1571).
Quella strepitosa vittoria della Lega Santa fermò a lungo l’espansione ottomana ma, nell’immediato, non fu per i Turchi una disfatta perché, subito dopo, come avviene sovente nella storia, ci fu un voltafaccia degli alleati e Venezia, rimasta sola nella lotta, dovette accettare una pace svantaggiosa, simile a una sconfitta. Il 7 marzo 1573 infatti essa dovette rinunciare a Cipro, a Dulcino, ad Antivari e pagare trecentomila ducati a titolo di indennità di guerra, conservando solo gli antichi privilegi nei porti ottomani.
Ma una delle conseguenze immediate nella politica di Venezia, per la sua diminuita fiducia nella Spagna, sua confinante sull’Adda, fu poi la deliberazione di completare la fortificazione di Bergamo, iniziata 10 anni prima e per la quale, secondo molti consiglieri, la città sarebbe diventata un centro strategico decisivo.
Bergamo e Bergamaschi per Lepanto.
Durante la rinnovata guerra contro i Turchi, Venezia chiese a tutte le città di Terraferma un contributo, che per Bergamo fu di 24.000 ducati; e il 7 dicembre 1571, cioè un mese dopo la richiesta, la Signoria già incaricava i rettori di ringraziare i cittadini bergamaschi per quanto avevano fatto per tale tributo.
Corrispondendo poi agli inviti di Venezia per contribuire alla difesa di Cipro, Bergamo offrì ancora 10.000 ducati per armare una galea, alla quale fu dato il nome glorioso di S. Alessandro, e anche 224 galeotti (N.B. : per un confronto, rifare la porta di S.Lorenzo nel 1627 costerà alla città 4.000 ducati).
Ma già alcuni guerrieri bergamaschi erano partiti alla difesa dell’isola:
Giacomo Barile, Agostino, Galeazze e Camillo Canova, Galeazze e Carlo Calepio, Antonio Calvi, Francesco Corsini, Francesco Casotti, Orazio Spini, Marcantonio e Pietro Boselli, Ferrante Ambiveri, Giacomo Berlendis, Giovan Francesco Vitalba, Francesco Suardi, Giuseppe e Alessandro Bagnati, Federico ed Ezechiele Solza, Antonio e Ruggero de Tassis, Gio. Battista Brembati, Battista Quarenghi, Francesco Martinengo
Alcuni di questi perirono gloriosamente in battaglie antecedenti quella di Lepanto, come Carlo Calepio, fatto prigioniero dai Turchi a Cipro, Pietro Boselli, capitano di 50 cavalli, caduto sotto Nicosia, Federico ed Ezechiele Solza, morti in combattimento alla Morlacca, dove caddero pure Antonio Calvi, Battista Quarenghi e Galeazze Calepio.
Ma nella battaglia di Lepanto i Bergamaschi si fecero onore, con la galea comandata da Antonio Colleoni da Martinengo, che si trovò nel folto della mischia, decima in posizione, fra le 61 navi che formavano il centro, e precisamente fra la San Giovanni di Venezia e la Fano,  nave ammiraglia di Giorgio d’Este, e riuscì a catturare una galea turca.
A Lepanto si trovarono pure Alessandro e Giuseppe Bagnati, che l’anno precedente avevano combattuto da valorosi in aiuto di Famagosta, Antonio e Ruggero de Tassis, Marcantonio Boselli figlio di Pietro, Francesco Suardi e, fra gli altri, anche Francesco Corsini, ucciso poi a tradimento da uno spagnolo nel 1584, a Milano.
Dopo la vittoria di Lepanto, la città fu in festa per ben dieci giorni; mandò a Venezia due suoi nunzi a rallegrarsi, e fece una magnifica accoglienza al sopracomito della galea di S. Alessandro e, nei secoli successivi tutte le campane di Bergamo suonarono in quella data.
Il grande trionfo delle armi cristiane sarà cantato anche in rime dialettali bergamasche (G.A. Quarti : “Lepanto”  – A.Pinetti : “Bergamaschi a Lepanto”).

1° Agosto 1561, Costruiamo le MURA

Mettiamoci un momento nei panni del generale veneziano Sforza Pallavicino (e del nostro architetto Paolo Berlendis) cui nel 1561 vien dato l’ordine di costruire questo immane “ombrello” che avrebbe dovuto definitivamente proteggere lo Stato (per Bergamo era solo la testa della città) da tutti i possibili futuri “temporali”. L’impresa non si doveva per niente presentare come facile; in più, allora come adesso, si richiedeva che i costi fossero contenuti… e, allora come adesso, infatti i preventivi furono ampiamente disattesi. Come faremmo oggi, si decise allora perciò di procedere per gradi; con l’obiettivo primario di allargare l’area difesa prima dalle mura medioevali ma tenendo conto della loro presenza, si cominciò a rinforzare quello che sembrava il lato più vulnerabile, quello nord-occidentale, con la costruzione del Forte san Marco e poi via via il resto del perimetro, inserendo nel progetto quelle idee che man mano venivano affermandosi. Non era stato certo previsto che sarebbero serviti 27 anni per arrivare a posare le ultime pietre, quelle che nel 1588 giuntarono il baluardo della Fara con la sua cortina chiudendo così la cinta. Ma non solo, rifiniture, rinforzi, modifiche procedettero poi per almeno altri venti anni. L’attuale porta San lorenzo porta la data 1627 e nella relazione del Capitano Giovanni da Lezze del 1596 non compaiono ancora, ad esempio, le sortite del Baluardo San Giovanni e della spalla est del Baluardo San Michele, che noi oggi possiamo percorrere e visitare. Ma se noi oggi, per il nostro virtuale progetto, volessimo dare una sbirciatina a come procedettero allora, ecco qui, tratte dal testo “Le Mura di Bergamo” del 1977, come si presentava la costruzione nel 1565 e poi nel 1585. E per cominciare, dal 1° agosto al 1° settembre (data della posa della prima pietra), si cominciò ad abbattere oltre 230 case e la Cattedrale di S.Alessandro…

mura 1565.jpg

mura 1585.jpg

Leggi qui di seguito un bel articolo dell’Arch. GM Labaa che tratteggia anno per anno la costruzione della “Città Fortezza“… e senza dimenticare che nel frattempo avvenivano guerre (Famagosta cade nel 1571) e quindi scarsità di fondi , carestie per inverni gelidi (1564) e, pur brevi, pesti (1576).
perimetro - costruzione

Le Mura, perchè… ?

Molte perplessità e critiche son state mosse da cittadini bergamaschi alle nostre Mura fin da lontano 1561 ed ancor oggi… troppi abbattimenti di case e chiese, non avrebbero difeso i borghi, che erano quelli che maggiormente avrebbero pagato, solo 6.000 -soprattutto nobili e religiosi- dei 17.000 abitanti vi avrebbero trovato rifugio, sarebbe rimasta una fortezza sospesa nel vuoto strategico circondata dagli Spagnoli, ecc. ecc. … eppure la richiesta di una fortificazione partì anche dai Bergamaschi che avevano vissuto decenni.. secoli di assedi e saccheggi, con continue scaramucce e cruente battaglie sia ai suoi confini che al suo interno per lotte intestine e non potevano prevedere che un orizzonte oscuro e pieno di minacce…

Interessante ripercorre velocemente la storia che portò Bergamo alle Mura : sorvolando (a cuor leggero per noi “moderni” ) dai primi Orobii che vissero le invasioni degli Etruschi, degli Insubri (dal Rodano, re Belloveso),dei Galli Cenomani (dalle foci del Reno, re Elitovio), dei Galli Senoni comandati da Brenno,dei Romani (che resteranno per quasi 600 anni), dei Visigoti di Alarico, degli Unni (tartari) di Attila, dei Vandali e Alani di Genserico, di Odoacre (re delle genti germaniche d’Italia), degli Ostrogoti di Teodorico, dei Longobardi di re Alboino con le loro guerre intestine, dei Franchi di Carlo Magno, dei Tedeschi di Arnolfo di Carinzia, degli Ungari assoldati dal re d’Italia, poi Imperatore, Berengario del Friuli prima di diventare libero Comune… battaglia colleoni.jpgma poi compaiono guelfi e ghibellini e allora guerre interne e con i Bresciani, con gli eserciti dell’ Imperatore Barbarossa (Lega Lombarda), con i Visconti di Milano fino all’arrivo del re Giovanni di Boemia, cui segue l’assalto del conte di Savoia, il ritorno di Gian Galeazzo Visconti e l’assalto dei Guelfi di Brescia .. e viene conquistata dai guelfi dei Malatesta e subisce l’assedio del Carmagnola per conto di Filippo Maria Visconti fino alla resa ai Veneziani nel 1428 che resteranno per 380 anni, ma… i primi 70 saranno tutt’altro che tranquilli … si costruiranno le Muraine,è vero, ma subirà l’attacco di Filippo Maria Visconti e il contrattacco delle truppe del Colleoni, l’attacco del Piccinino alla Rocca con la distruzione di Borgo S.Caterina, poi l’incendio della chiesa di S.Agostino e poi il ritorno dei Veneziani fino alla battaglia di Agnadello (Venezia contro la Lega di Cambrai guidata dalla Francia) e l’occupazione dei Francesi di Carlo D’Amboise; e a questo punto per 20 anni per le battaglie tra veneziani, francesi e spagnoli, Bergamo passerà, ogni volta con distruzioni e saccheggi, di mano una decina di volte (2 invasioni francesi e 7 spagnole). SCaterina franco-alemanni.jpg
Solo nel 1559 la pace di Cateau-Cambresis mette fine alla guerra per la spartizione dell’Italia. Ma allora chi avrebbe potuto prevedere i vari motivi -crisi dell’Impero, decadenza degli spagnoli, scoperta delle Americhe (che sposta gli interessi dal Mediterraneo all’Atlantico), lotte con i turchi, per i quali tale pace sarebbe risultata duratura ???   Venezia nonostante la grande vittoria strategica non si sentiva tranquilla e allora ecco sommarsi la richiesta dei Bergamaschi alle sue esigenze di sicurezza dei confini. E allora, nel 1561, ecco il via alla costruzione delle Mura; Bergamo potrà crescere tranquillamente (tranne una peste nel 1630 con 10.000 morti su 17.000) fino alla fine del 1700, mentre in altre parti si muore ancora barbaramente (1570 Famagosta). Le Mura furono un surplus – ma solo col senno di poi – di sicurezza ma cristallizzarono la forma urbis che ancora oggi possiamo vedere. Impedirono, è vero, uno sviluppo armonico ma impedirono anche una omogeneizzazione con tante altre città italiane ed europee e, grazie a loro, noi oggi viviamo in una CITTA’ UNICA E INCONFONDIBILE e con uno skyline veramente singolare nel mondo.

skyline da nord.jpg