Proprietà delle Mura? no! …..e allora il Castello di San Vigilio? no!

171118 San Vigilio - patrimonio cultaraleForse qualcuno ricorderà a Settembre le “Giornate Europee del Patrimonio” e la sollecitazione della Amministrazione comunale rivolta ai cittadini di segnalare i “tesori nascosti”… ma forse le Mura e il Castello di S.Vigilio non sono abbastanza nascosti o non abbastanza “tesori”… o forse la “nostra cultura” non è così sentita in alto loco come dichiarato a parole. “Costano troppo…” ma nel 1825 (quando il Comune comprò 8 baluardi) o nel 1826 (quando fu fatto riparare dal Comune il baluardo di S.Giovanni che era crollato) o nel 1957 (quando il Comune comprò l’intera area del Castello) erano più ricchi? Forse gli amministratori avevano una visione diversa del futuro. Siamo sicuri che lasciarlo al Demanio (che nell’ultimo mezzo secolo non si è mai interessato a Bergamo) o affidarlo a privati sia il metodo migliore per trasmettere ai posteri il nostro patrimonio pubblico??
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Il Castello di Bergamo sul Colle di S.Vigilio

180101 San Vigilio - corseraSi apprende da un recente articolo sulla stampa cittadina che ci sono voluti tre anni per avere l’approvazione alla vendita della casa del custode del Castello di Bergamo. A questo punto dovrebbe scattare l’applauso per l’Assessore al Patrimonio per essere riuscito a far togliere alla Soprintendenza i vincoli su un monumento storico!! E’ vero, quell’edificio in vendita non è del XVII° secolo ma fu costruito nell’800 su un’area dove sorgeva l’antica Cappella dedicata a Santa Maria Maddalena e una polveriera della guarnigione veneta (Deleidi -1815)
Polveriera Castello S.Vigilio - Deleidi 1820 …e, semmai, bisognerebbe, ora che siamo Unesco, avere il coraggio di abbatterlo per ripristinare la fortezza originale.


Francamente è chieder troppo a chi si preoccupa di far cassa vendendo, anche se ora la stretta economica non è più così stringente come negli anni scorsi, mentre, nonostante la frequentazione turistica, lascia un monumento nello stato in cui si trova (foto sotto). E i complimenti arriveranno anche da coloro che nel 1960 fecero sacrifici per restaurare un bene pubblico cittadino (foto sopra).

Per chi volesse approfondire la conoscenza storica del nostro Castello, si consiglia l’ottimo articolo a cura di G.Gelmini che si trova in rete a questo link e le ricerche sul campo effettuate dalle Nottole.

Libro bianco… o pagine bianche?

171115 eco 3 - unescoL’articolo, del forse unico, cronista rimasto fino alla fine dell’happening Unesco riporta correttamente che l’Organismo Internazionale richiede urgentementeuno studio sulla capacità di carico turistico e una programmazione di iniziative mirate a far convivere visitatori e residenti nel modo migliore“, ma questo sarà solo “uno dei passaggi fondamentali verso l’attuazione del piano di gestione del sito“. Ma poi, mentre 5 dei 6 sindaci illustravano ampiamente e con euforia i propri piani già pronti (Peschiera del Garda ha messo a bilancio 10 milioni di euro per restaurare le sue mura, Palmanova può già fare affidamento su una decina di milioni per la valorizzazione della città, Croazia e Montenegro, con piani pronti e illustrati da slide, puntano a interventi di riqualificazione… ecc), il rappresentante di Bergamo, in questo caso l’Assessore alla Cultura e Turismo, illustrava delle belle pagine bianche parlando delle funzioni dell’Unesco, di completamento del recupero delle cannoniere, degli spazi sopra Porta Sant’Alessandro e del restauro del Castello di San Vigilio (!).
E ancora, ben lontani dalla meta, non è dato di sapere chi sarà l’incaricato che stilerà il “Local Management Plan” che ci permetterà di restare nel gruppo Unesco.
Sarà l’Assessore ai LL.PP., che gestisce il P.O.P. (dove sono previsti – dopo proteste – 300.000 € contro i 10 milioni di Peschiera), o l’Assessore al Verde, che gestisce i volontari, o l’Assessore alla Cultura e Turismo, essendo un interesse culturale e turistico, o l’Assessore al Patrimonio, che vorrebbe venderle, o l’Assessore all’Urbanistica, o il Delegato per Città Alta e Unesco, o Commissioni Urbanistiche o del Paesaggio, o il Sindaco che gestisce i rapporti con Demanio e Soprintendenza, o il Segretariato per l’Unesco, che dovrà farlo convergere con i “plan” delle altre città, o Terre di S.Marco, che dispone di altri fondi, o tutti insieme che chissà mai quando si troveranno… ecc. o, come ripreso nell’articolo, con l’implicita ammissione che a Bergamo non esistono le competenze, al S.I.T.I. di Torino? Sarà una sorpresa, ma intanto le pagine del “plan” restano bianche!

San Vigilio svendesi….

171008 vendesi S_Vigilio bScongiurata la funesta proposta di vendere Palazzo Suardi che aveva causato una levata di scudi di Associazioni e Partiti, un altro pezzo storico della Città sta per essere venduto in un assordante silenzio!
Eppure la lungimirante Amministrazione del 1957 (Sindaco Simoncini che impresse un notevole impulso alla crescita civile, culturale, economica, sociale e urbanistica della città) con notevole sacrificio aveva acquisito l’intera proprietà del Castello di San Vigilio affinché l’intera cittadinanza potesse goderne. Recentemente un pezzo era già stato venduto (e diverrà presto un moderno B&B) e ora un secondo pezzo (proprio quello dove sorgeva l’antica CAPPELLA che diede a lungo il nome alla località) sta per essere venduto…. e non solo, visto che le basi d’asta sono andate deserte, ma verrà SVENDUTO. Eppure parliamo di una zona che recentemente è stata riconosciuta di valore mondiale dall’UNESCO!!
Strano non si sia ancora pensato a vendere i baluardi acquistati nel 1825 dal Podestà Rocco Cedrelli. Certo, già nel 1812, fu svenduto il Forte di San Marco ma allora bisogna finanziare le guerre di Napoleone. Oggi, con un omonimo non altrettanto attento, la nostra città, che è senz’altro più ricca che nel 1825 e nel 1957, svende i propri gioielli (non dimenticheremo certo la perdita della visuale dopo il vergognoso “Muro” di via Autostrada, la “lunetta” di San Giacomo, ecc.) e rovina i restanti (Parco Faunistico, i Vasi, ecc.); i futuri Bergamaschi ringraziano!!

La quinta porta delle Mura – Forte San Marco

Le quattro porte storiche, che ripetono gli allineamenti sui quattro lati della città antica fin dall’epoca romana, nacquero per il traffico quotidiano con i borghi e il territorio e tali sono rimaste.
La quinta doveva restare nascosta, da usare esclusivamente in circostanze d’emergenza per la fortezza: un luogo da agguati e sortite. La porta del Soccorso.
Se si chiede in giro dove si trovi, quasi tutti rispondono di non saperlo. Segno che anche dopo tanto tempo l’obiettivo iniziale dei costruttori si è mantenuto. Per arrivare alla porta del Soccorso è necessario raggiungere uno dei luoghi più remoti dell’alta città. Da via Cavagnis, che sale al colle di San Vigilio, si imbocca la via Sotto le mura di Sant’Alessandro: un viottolo, dominato dalla muraglia che qui si presenta quanto mai compatta e inaccessibile (il Baluardo di Castagneta è oggi l’unica parte delle Mura che il cittadino possa “toccare con mano” senza invadere proprietà private). Dimensioni a parte, le porta potrebbe sfuggire all’attenzione perché non presenta nessun elemento che la distingua. Un’apertura dai contorni ben fatti, sbarrata da un portone sempre chiuso. Niente stemmi o altro; due tagli verticali nella pietra mostrano come un tempo ci fosse il ponte levatoio per superare la fossa che difendeva in origine anche in questo tratto scosceso della collina (ai lati le aperture, sbarrate, di sortita e cannoniere). Difficile immaginare cosa ci sia al di là dei due battenti. Il segreto fu svelato anni or sono quando gli speleologi del gruppo Nottole esplorarono questo settore delle mura mentre erano impegnati nei rilievi dei sotterranei che si celano nella complessa struttura che proteggeva la città. Continua a leggere

Bergamo scomparsa: la difesa della Bastia

Il colle della Bastia, noto nel Medioevo come “Mons Milionis” è il più ato dei colli di Bergamo misurando 509 metri sul livello del mare. Più alto di soli 14 metri rispetto al colle di San Vigilio e da esso distante non più di “300 passi”.
Si trova però in una posizione che permette allo sguardo di spaziare su tutto il gruppo dei colli e di dominare in particolare la valle San Martino. Quest’ultima fu per tutto il periodo della dominazione viscontea un centro molto attivo di resistenza guelfa. In particolare intorno al 1370 essa si ribellava violentemente, sollecitata dal conte di Savoia Amedeo VI che aveva iniziata una campagna antiviscontea nel tentativo di espandere i propri territori verso Oriente.
Il conte aveva costruito un ponte sull’Adda presso Brivio, conducendo il suo esercito in territorio bergamasco.
Anche a Bergamo correva voce di una possibile intesa con le truppe del Savoia. Bernabò inviò allora nella nostra città un esercito capitanato dal figlio Ambrogio,il quale provvide all’arresto di tutti i capi guelfi e si preparò a resistere ad un eventuale attacco fortificando le difese.
In tale occasione fu edificata la Bastia che da allora diede il nome al colle. L’opera risulta compiuta il 2 maggio 1373. Non sappiamo se fosse già in muratura oppure una costruzione provvisoria in legno. Alla fine del Cinquecento erano comunque ancora visibili le fondamenta di una torre all’interno della quale era una cisterna. Un’altra cisterna si apriva a pochi passi di distanza. Continua a leggere

Troppe “distrazioni” sui luoghi storici

E’ INDISPENSABILE UN’AUTHORITY per monumenti e luoghi storici di Bergamo. La Soprintendenza che troppo spesso interviene solo dopo polemiche sui giornali e poi con no.. ma.. forse.. Il caso del Castello di San Vigilio che sta per diventare il Castello della Vergogna !

Segni nella pietra

Ogni pietra di Città Alta trasuda di storia. Sembra una frase fatta. Ma non è così. Qui ogni sasso cela davvero un tassello del passato, ogni masso racchiude testimonianze remote, ogni frammento custodisce epiche memorie. Per le folle domenicali che la prendono d’assalto, la città chiusa dalle Mura ruota tutt’attorno ai monumenti e alle chiese del quadrilatero di Piazza Vecchia, si snoda lungo la Corsarola che sbuca alla Cittadella e a Colle Aperto, capolinea della salita a San Vigilio. Città Alta «mordi e fuggi» è soprattutto questo.
Eppure proprio lungo i tour canonici, i «forzati» di via Colleoni non notano tracce in apparenza semplici, indecifrabili, se non addirittura insignificanti che nascondono pagine di storia tutte da sfogliare. Una sigla scolpita su un travertino, un graffio su un muro, una croce fra i sassi delle mura, un anello di ferro imprigionato in una colonna, sono testimonianze che meriterebbero di essere riscoperte e valorizzate.
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