Bergamo tra le righe : incontri in libreria

Congiura delle torri.jpgLa congiura delle torri  – di Francesco Fadigati

Bergamo. Tra la selva delle torri della città spunta un germoglio, un germoglio di pietra: Santa Maria Maggiore. È un voto fatto alla Vergine: le preghiere dei fedeli sono state ascoltate, la lunga, durissima siccità è finita e il monaco Gregorio di Astino, eletto vescovo a dispetto di molti, rende grazie posando la prima pietra della basilica Ma a Gregorio le preghiere non bastano contro l’odio subdolo che da troppo tempo serpeggia tra le nobili famiglie bergamasche in eterna lotta tra loro, un odio che neppure l’imminente pericolo della nemica Brescia pare riuscire ad accantonare. Una scorta di uomini coraggiosi e infiammati dalla fede militante di Bernardo di Chiaravalle si vota alla protezione del vescovo. Ed è in questo manipolo di coraggiosi che il giovane Folco dei Lamberti inizia la sua avventura di uomo e di cavaliere.
Il coraggio e l’intrigo, l’amicizia e il tradimento, l’innamoramento, e la guerra nella cornice di un’inedita Bergamo medievale.

Edizioni Bolis – 2011

Bergamo scomparsa: le Torri

bergamo-scomparsa,torri,case-torri,angelini,Per ritrovare l’aspetto delle numerose torri cittadine segnalate nella pianta ricostruttiva di Sandro Angelini, possiamo solo far riferimento agli edifici ancora esistenti, anche se modificati nel corso del tempo. Oltre alla già esaminata torre di Adalberto, rimasta, riteniamo, pressoché intatta, la torre di Gombito che emerge con il suo nitido profilo all’incrocio principale della città, là dove si incontravano il cardo e il decumano romani.
Costruita all’inizio del XIII secolo, la sua compatta muratura in arenaria grigia originariamente si apriva solo negli stretti tagli verticali delle feritoie e nelle monofore verso la sommità. L’unico accesso, ora murato sul lato est, era a otto metri dal suolo. Attraverso di esso comunicava con la casa adiacente, con la quale formava un complesso unitario.
Le modifiche avvennero nel XVI secolo con l’inserimento di una bottega a piano terra e la conseguente apertura di un ingresso e di una finestra. La casa adiacente era già stata completamente ricostruita con un voltone archiacuto. Verso la via Mario Lupo restano trecce di mensoloni in pietra nera sporgenti a circa sei metri dal suolo che rivelano la successiva presenza di un porticato e forse di un’altra bottega.  Continua a leggere