Bergamo 568 – 1098

Jòrg Jamut è nato a Weimar in Turingia nel 1942. Ha studiato con il Prof. Eugen Ewig di Bonn, con il quale, nel 1970, si è laureato presentando la dissertazione: Prosopographische und Sozialgeschichtliche Studien zum Langobardenreich in Italìen (568-774). Dal 1977 è libero docente presso l’Università di Bonn. Le sue principali ricerche riguardano, oltre alla storia altomedioevale di Bergamo, il regno longobardo, la storia franca del VII°, VIII° e IX° secolo e la storia sociale del primo medioevo. Ducato longobardo dal 568 e Contea carolingia a partire dal 774, Bergamo è dal VII° al IX° secolo uno dei più importanti centri della vita politica e religiosa dell’Italia settentrionale.
Ma a seguito della crisi del regno, sopravvenuta dopo la morte di Ludovico II° nell’875 e causata dalle continue lotte dei diversi «re nazionali» per il predominio in Italia, si assiste anche a Bergamo da una parte alla lenta perdita del potere dei conti e dei loro funzionari a favore del vescovo, divenuto ormai il vero signore della civitas, e dall’altra al conseguente svilupparsi di un «particolarismo politico» che cresce nel vuoto lasciato dal potere centrale. Si diffonde così un sistema non più fondato sull’esercizio di una pubblica funzione, ma su diritti personali che i singoli hanno in quanto inquadrati in un sistema di rapporti feudali.
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Bergamo scomparsa: le Mura medioevali

ang salmeggia 1.jpgLe strutture difensive di Bergamo hanno avuto nel corso dei secoli vicende complesse. Riteniamo quindi opportuno, prima di accingerci a un esame dettagliato, prendere in considerazione il contesto d’insieme evidenziando le epoche delle singole costruzioni.
A Bergamo possiamo considerare quattro cerchia di mura: la prima è una cinta romana che comprendeva solo Città Alta e che non sarà oggetto della nostra trattazione. La seconda è una cinta medioevale costruita in parte sul perimetro della precedente e quindi anch’essa comprensiva della sola Città Alta.
La terza è la cinta delle “Muraine”, documentate dallo studioso Gianmario Petrò già nel 1350, in epoca viscontea. Comprendeva quasi tutta la parte bassa della città.
La quarta è la cinta cinquecentesca delle Mura venete ancora esistenti, la cui costruzione fu iniziata nel 1561 e del tutto conclusa solo all’inizio del secolo successivo. Comprende solo Città Alta.  angelini -mappa.jpgLa situazione complessiva è evidente nella pianta delle cinte murate redatta da Luigi Angelini. Per maggiore chiarezza abbiamo sottolineato in giallo le mura medioevali, in rosso le Muraine, in blu i bastioni della cinta veneta cinquecentesca.
Le Mura (e lo skyline – n.d.r.) furono elemento caratterizzante della raffigurazione della città in molte opere dei pittori del tempo. Giovan Paolo Cavagna, nel 1607, raffigurò la nuova cerchia bastionata da poco ultimata. Enea Salmeggia, in pieno Seicento, nostalgicamente rievocava la città ancora priva della fortificazione, praticamente indifesa dalle mura medioevali in rovina.    Continua a leggere

La conquista di Bergamo nell’894

UNA BATTAGLIA DECISIVA FRA L’IMPERATORE GUIDO E RE ARNOLFO

berengario,arnolfo-carinzia,guido-spoletoArnolfo di Carinzia, si mosse nel gennaio 894 con un esercito alemanno. Nel mezzo di un inverno rigido valicò le Alpi coperte di neve, probabilmente attraverso il Brennero. Da Verona, che era saldamente in mano a Berengario, accompagnato da questi, alla fine del mese marciò su Bergamo. La città, ben protetta dalle mura, si difese valorosamente sotto la guida del suo conte Ambrogio. Dopo duri combattimenti, però, gli assalitori, già al secondo giorno d’assedio, riuscirono a penetrare nella città attraverso una breccia aperta nelle mura e a ridurla in loro potere alla fine di gennaio. Le truppe regie saccheggiarono la città e commisero numerose violenze contro i difensori. Arnolfo fece impiccare il conte davanti alle porte della città e consegnò il vescovo Adalberto di Bergamo come prigioniero all’arcivescovo di Magonza.
La durezza brutale di Arnolfo non mancò di esercitare una forte impressione. Così scrive Regino da Prüm, concordando pienamente con le altre fonti: Unde tantus timor super reliquas civitates cecidit, ut nullus auderet contradicere, sed omnes obviam procederent venienti (scil. Arnolfo). Guido fuggì a Spoleto; Milano passò ad Arnolfo; Pavia gli aprì le porte senza resistenza come i Grandi dell’Italia centrale.
La ricerca è concorde con quei cronisti nel ritenere che la durezza dimostrata da Arnolfo nei confronti di Bergamo ebbe come effetto immediato quello di paralizzare ogni ulteriore resistenza. Continua a leggere