Dell’antico palazzo nei secoli si era persa l’esatta cognizione, quando si comprese che gli edifici attorno al Campanone rappresentavano proprio quello che restava del cuore della città medievale, del palazzo del Podestà, anzi, dell’Hospitium. Il compianto architetto Andrea Tosi fu il primo che intuì la vera natura degli edifici negli Anni Novanta e a proporne il restauro e il recupero. Cominciarono i lavori di restauro (e di scavo), e si decise che l’hospitium sarebbe diventato parte del museo della città. Nelle scorse settimane in una parte del palazzo restaurato è stato aperto il Museo del Cinquecento bergamasco.
Raffella Poggiani Keller, soprintendente ai beni archeologici della Lombardia scrive : «Lo scavo ha portato alla luce la sequenza della città antica sotto la città moderna in tutta la sua complessità, dalle tracce del primo nucleo del decimo-nono secolo avanti Cristo, comparse qui per la prima volta, e del centro protourbano celtico del sesto-quinto secolo avanti Cristo, agli imponenti resti della città romana di età repubblicana, imperiale e tardo antica fino alle fasi dell’alto medioevo e alla fondazione della torre civica nel XII secolo. Qui gli studiosi ottocenteschi ubicavano il foro e qui, finalmente, le strutture emerse (interpretate dalla collega Maria Fortunati) sono pertinenti proprio al lato meridionale del foro della Bergomum romana (un lungo e massiccio muro di trenta metri, che presumibilmente si allunga ancora, lungo il quale si aprivano le tabernae – quattro ambienti che hanno esattamente la struttura delle tabernae, delle botteghe romane -, e il basolato della strada e la soglia in maiolica di accesso all’area). Il sito diviene ora una tappa del percorso progettuale di valorizzazione della città antica attraverso la visita dei più significativi contesti scavati negli ultimi trent’anni».