I danni, oltre che a Verona, si concentrarono a Milano, Bergamo, Brescia, Vicenza, Venezia, Treviso, Padova, Modena, Pavia, Parma e Cremona e si ipotizzano almeno 30.000 morti. I danni furono gravi in tutta l’area, con la sparizione di monumenti che a volte non vennero mai ricostruiti. Il primo terremoto ebbe uno sciame sismico di oltre 40 giorni.
Il sisma si fece sentire in tutta l’alta Italia, nel pisano e addirittura in Svizzera.
L’area di massima distruzione viene individuata in quella veronese, duramente colpite risultano anche: l’area tra il Lago di Garda e Padova, quella tra Piacenza e l’Appennino Tosco-Emiliano, e quella attorno a Pisa. I pesanti effetti del sisma si fecero sentire in tutta l’area medio-padana dal milanese al mare Adriatico. Da documentazioni del tempo sembrerebbe che il sisma fosse stato avvertito anche nei monasteri di Montecassino e di Reims in Francia.
L’episodio del sisma è riportato dalla cronaca di Landolfo Iuniore, in cui si dice che le riunioni sinodali si svolgevano all’aperto, mentre moltissime sono le menzioni nelle cronache successive.
L’epicentro dei terremoti successivi a quello del 3 gennaio si spostò in Lombardia, dove si verificarono forti scosse di assestamento per tutto il 1117: 12 gennaio, 4 giugno, 1º luglio, 1º ottobre e 30 dicembre.
Il terremoto fu, per numero di vittime, il più disastroso del Medioevo eguagliato forse solo da quello avvenuto in Campania nel 1456.
La ricostruzione fu in quasi tutte le città rapida e frenetica e modificò, talvolta di molto, le piante urbane determinando un forte stacco fra l’alto medioevo ed i periodi successivi.