21 aprile 1523 – 21 aprile 2023: Bragadin!!

500 anni fa la nascita di:
Marcantonio Bragadin
(Venezia, 21 aprile 1523 – Famagosta, 17 agosto 1571) cittadino della Repubblica di Venezia, fu il Governatore della città-fortezza di Famagosta, sulla costa orientale dell’isola di Cipro, durante l’assedio degli ottomani.
Figlio di Marco e di Adriana Bembo, ebbe in gioventù una breve esperienza come avvocato nel 1543, ricevendo vari incarichi presso le magistrature cittadine, ma ben presto si diede alla carriera marinara. Nel 1560 e nel 1566, fu designato governatore di galea e, nel 1569 nominato Rettore di Famagosta, in vista del probabile scontro con la flotta ottomana.
L’adozione dei cannoni negli eserciti aveva resa necessaria la costruzione di mura secondo nuovi criteri perché potessero resistere agli assedi. Bragadin fece realizzare a Famagosta una solida difesa delle mura del porto, fra cui il bastione Martinengo, eccellente esempio di “fortificazione alla moderna” (come quelle che erano in costruzione a Bergamo).
Il 1º luglio 1570 un primo contingente turco sbarcò presso Limassol, ma venne respinto. Riuscì invece a sbarcare nei pressi di Nicosia il 18 luglio e, da circa 400 imbarcazioni, l’esercito musulmano di Mustafa Pascià, arrivò a circa 100.000 unità con 200 pezzi d’artiglieria. Nicosia cadde in due mesi e la guarnigione fu massacrata. La testa del luogotenente del regno, Niccolò Dandolo, fu fatta recapitare a Bragadin, che si apprestava invece a resistere a Famagosta.
Il lungo assedio di Famagosta ebbe inizio nel settembre 1570 e nei mesi seguenti le mura vennero bersagliate da migliaia di tiri delle batterie nemiche. Alla difesa di Famagosta, Marcantonio Bragadin con Lorenzo Tiepolo e il generale Astorre Baglioni con circa 6.000 uomini, che si opponevano a 200.000 armati, con di 1.500 cannoni e 150 navi che bloccavano l’afflusso di rifornimenti e rinforzi.
La resistenza degli assediati, data la disparità delle forze in campo, andò oltre ogni previsione. L’enorme esercito assediante poté sperimentare anche nuove tecniche di guerra come l’innumerevole serie di gallerie verso le mura per arrivare a porre cariche esplosive e aprire una breccia. Continua a leggere

7 Ottobre 1571: la battaglia di Lepanto nella toponomastica

battaglia LepantoIl 7 Ottobre, è l’anniversario della grande battaglia navale di Lepanto nella quale la flotta cristiana (con l’apporto fondamentale degli uomini e delle navi della Repubblica Veneta) sconfisse la flotta ottomana. Una battaglia violentissima, dove ci furono ben 30.000 morti da parte degli ottomani (che chiamarono “Capo insanguinato” il teatro della battaglia) e 7.500 i cristiani dei quali ben 4.700 veneti guidati da due straordinari eroi, Sebastiano Venier e Agostino Barbarigo.
Una battaglia determinante per l’intera Europa, per la sua cultura e la sua civiltà. Per celebrare degnamente la vittoria, il grande Andrea Palladio progettò in piazza dei Signori a Vicenza la Loggia del Capitaniato. Dalla rivista “Vicenza città bellissima”: “Negli intercolumni vi sono due statue allegoriche ricordanti la vittoria navale veneziana e sulla base, è scolpita una duplice iscrizione: – Palman genuere carinae – e – Belli secura quiesco -. La prima rappresenta la dea della vittoria mentre la seconda la pace ottenuta. Sul piano superiore altre quattro statue: la prima è la Virtù, secondo il significato classico, la seconda è la Fede, la terza la Pietà e la quarta l’Onore e quindi: la Virtù e l’Onore seguendo la Fede e la Pietà ottengono la Vittoria e la Pace. Venezia ha vinto i turchi unendo questi valori.”
La grandiosità di quella Loggia è uno dei segni inequivocabili di quale importanza veniva attribuita, all’epoca, a quella vittoria tanto che, per disposizione papale, le campane di tutta la Cristianità ogni 7 Ottobre a mezzogiorno, per secoli, suonarono a festa.
Né si può dimenticare l’apporto che anche Bergamo diede alla vittoria in termini di uomini e denari e che in città i festeggiamenti durarono per dieci giorni.
Fu uno degli avvenimenti fondamentali per le sorti dell’intera Europa e allora perché non intitolare una via o una piazza anche dei nostri comuni bergamaschi alla battaglia di Lepanto?

La battaglia di Lepanto – 7 ottobre 1571

In occasione della ricorrenza della grande battaglia navale che contò alla fine circa 40.000 morti, riportiamo un articolo sull’argomento, pubblicato anni orsono, a cura del nostro grande cantautore (nonché professore) Luciano Ravasio, che non tralascia alla fine, con il suo spirito di umanista disincantato, un commentino pungente.
Lepanto -Ravasio.jpg
…vedi su Youtube la cronaca Lepanto
…e, sempre sui risvolti bergamaschi di tale battaglia, tratto dalla Storia del B.Belotti leggi :  Bergamo e Lepanto

Bergamo e la battaglia di Lepanto

battaglia-lepanto_02.jpgAlla rovina di Famagosta del 1° agosto 1571, che portò allo scempio di Marcantonio Bragadin e Venezia a dipingere di nero le sue gondole, seguì, la gloria di Lepanto (7 ottobre 1571).
Quella strepitosa vittoria della Lega Santa fermò a lungo l’espansione ottomana ma, nell’immediato, non fu per i Turchi una disfatta perché, subito dopo, come avviene sovente nella storia, ci fu un voltafaccia degli alleati e Venezia, rimasta sola nella lotta, dovette accettare una pace svantaggiosa, simile a una sconfitta. Il 7 marzo 1573 infatti essa dovette rinunciare a Cipro, a Dulcino, ad Antivari e pagare trecentomila ducati a titolo di indennità di guerra, conservando solo gli antichi privilegi nei porti ottomani.
Ma una delle conseguenze immediate nella politica di Venezia, per la sua diminuita fiducia nella Spagna, sua confinante sull’Adda, fu poi la deliberazione di completare la fortificazione di Bergamo, iniziata 10 anni prima e per la quale, secondo molti consiglieri, la città sarebbe diventata un centro strategico decisivo.
Bergamo e Bergamaschi per Lepanto.
Durante la rinnovata guerra contro i Turchi, Venezia chiese a tutte le città di Terraferma un contributo, che per Bergamo fu di 24.000 ducati; e il 7 dicembre 1571, cioè un mese dopo la richiesta, la Signoria già incaricava i rettori di ringraziare i cittadini bergamaschi per quanto avevano fatto per tale tributo.
Corrispondendo poi agli inviti di Venezia per contribuire alla difesa di Cipro, Bergamo offrì ancora 10.000 ducati per armare una galea, alla quale fu dato il nome glorioso di S. Alessandro, e anche 224 galeotti (N.B. : per un confronto, rifare la porta di S.Lorenzo nel 1627 costerà alla città 4.000 ducati).
Ma già alcuni guerrieri bergamaschi erano partiti alla difesa dell’isola:
Giacomo Barile, Agostino, Galeazze e Camillo Canova, Galeazze e Carlo Calepio, Antonio Calvi, Francesco Corsini, Francesco Casotti, Orazio Spini, Marcantonio e Pietro Boselli, Ferrante Ambiveri, Giacomo Berlendis, Giovan Francesco Vitalba, Francesco Suardi, Giuseppe e Alessandro Bagnati, Federico ed Ezechiele Solza, Antonio e Ruggero de Tassis, Gio. Battista Brembati, Battista Quarenghi, Francesco Martinengo
Alcuni di questi perirono gloriosamente in battaglie antecedenti quella di Lepanto, come Carlo Calepio, fatto prigioniero dai Turchi a Cipro, Pietro Boselli, capitano di 50 cavalli, caduto sotto Nicosia, Federico ed Ezechiele Solza, morti in combattimento alla Morlacca, dove caddero pure Antonio Calvi, Battista Quarenghi e Galeazze Calepio.
Ma nella battaglia di Lepanto i Bergamaschi si fecero onore, con la galea comandata da Antonio Colleoni da Martinengo, che si trovò nel folto della mischia, decima in posizione, fra le 61 navi che formavano il centro, e precisamente fra la San Giovanni di Venezia e la Fano,  nave ammiraglia di Giorgio d’Este, e riuscì a catturare una galea turca.
A Lepanto si trovarono pure Alessandro e Giuseppe Bagnati, che l’anno precedente avevano combattuto da valorosi in aiuto di Famagosta, Antonio e Ruggero de Tassis, Marcantonio Boselli figlio di Pietro, Francesco Suardi e, fra gli altri, anche Francesco Corsini, ucciso poi a tradimento da uno spagnolo nel 1584, a Milano.
Dopo la vittoria di Lepanto, la città fu in festa per ben dieci giorni; mandò a Venezia due suoi nunzi a rallegrarsi, e fece una magnifica accoglienza al sopracomito della galea di S. Alessandro e, nei secoli successivi tutte le campane di Bergamo suonarono in quella data.
Il grande trionfo delle armi cristiane sarà cantato anche in rime dialettali bergamasche (G.A. Quarti : “Lepanto”  – A.Pinetti : “Bergamaschi a Lepanto”).