Bergamo scomparsa: la difesa della Bastia

Il colle della Bastia, noto nel Medioevo come “Mons Milionis” è il più ato dei colli di Bergamo misurando 509 metri sul livello del mare. Più alto di soli 14 metri rispetto al colle di San Vigilio e da esso distante non più di “300 passi”.
Si trova però in una posizione che permette allo sguardo di spaziare su tutto il gruppo dei colli e di dominare in particolare la valle San Martino. Quest’ultima fu per tutto il periodo della dominazione viscontea un centro molto attivo di resistenza guelfa. In particolare intorno al 1370 essa si ribellava violentemente, sollecitata dal conte di Savoia Amedeo VI che aveva iniziata una campagna antiviscontea nel tentativo di espandere i propri territori verso Oriente.
Il conte aveva costruito un ponte sull’Adda presso Brivio, conducendo il suo esercito in territorio bergamasco.
Anche a Bergamo correva voce di una possibile intesa con le truppe del Savoia. Bernabò inviò allora nella nostra città un esercito capitanato dal figlio Ambrogio,il quale provvide all’arresto di tutti i capi guelfi e si preparò a resistere ad un eventuale attacco fortificando le difese.
In tale occasione fu edificata la Bastia che da allora diede il nome al colle. L’opera risulta compiuta il 2 maggio 1373. Non sappiamo se fosse già in muratura oppure una costruzione provvisoria in legno. Alla fine del Cinquecento erano comunque ancora visibili le fondamenta di una torre all’interno della quale era una cisterna. Un’altra cisterna si apriva a pochi passi di distanza. Continua a leggere

I Longobardi a Bergamo

altomedioevo,precomunaleDopo la caduta dell’Impero romano l’evento più significativo per la città fu l’invasione da parte dei Longobardi. Non si trattava solo di una conquista militare ma di una vera e propria migrazione di massa, che nel 568 d.C. aveva portato in Italia, ma in particolare in Lombardia, migliaia di persone, uomini, donne e bambini stanziatisi poi stabilmente nei nostri territori.
Nel corso del tempo aveva avuto luogo una forma di integrazione con la popolazione locale, anzi una profonda compenetrazione. La lingua, elemento essenziale dell’identità di un popolo, accolse allora vocaboli e forme longobarde. Nei secoli si formò un’unica popolazione.
Probabilmente, come dice il Belotti, le classi meno abbienti conservarono maggiormente la coscienza delle proprie origini locali e dell’antico municipio romano, l’impronta longobarda segnò più a lungo i ceti alti. Le grandi famiglie bergamasche di epoca comunale furono così, in gran parte, discendenti degli Arimanni,la classe sociale più elevata del popolo longobardo. La professione di legge longobarda rimase per molto tempo accanto a quella romana e parzialmente la sostituì. Continua a leggere

Bergamo scomparsa: le Mura medioevali

ang salmeggia 1.jpgLe strutture difensive di Bergamo hanno avuto nel corso dei secoli vicende complesse. Riteniamo quindi opportuno, prima di accingerci a un esame dettagliato, prendere in considerazione il contesto d’insieme evidenziando le epoche delle singole costruzioni.
A Bergamo possiamo considerare quattro cerchia di mura: la prima è una cinta romana che comprendeva solo Città Alta e che non sarà oggetto della nostra trattazione. La seconda è una cinta medioevale costruita in parte sul perimetro della precedente e quindi anch’essa comprensiva della sola Città Alta.
La terza è la cinta delle “Muraine”, documentate dallo studioso Gianmario Petrò già nel 1350, in epoca viscontea. Comprendeva quasi tutta la parte bassa della città.
La quarta è la cinta cinquecentesca delle Mura venete ancora esistenti, la cui costruzione fu iniziata nel 1561 e del tutto conclusa solo all’inizio del secolo successivo. Comprende solo Città Alta.  angelini -mappa.jpgLa situazione complessiva è evidente nella pianta delle cinte murate redatta da Luigi Angelini. Per maggiore chiarezza abbiamo sottolineato in giallo le mura medioevali, in rosso le Muraine, in blu i bastioni della cinta veneta cinquecentesca.
Le Mura (e lo skyline – n.d.r.) furono elemento caratterizzante della raffigurazione della città in molte opere dei pittori del tempo. Giovan Paolo Cavagna, nel 1607, raffigurò la nuova cerchia bastionata da poco ultimata. Enea Salmeggia, in pieno Seicento, nostalgicamente rievocava la città ancora priva della fortificazione, praticamente indifesa dalle mura medioevali in rovina.    Continua a leggere