I Longobardi a Bergamo

altomedioevo,precomunaleDopo la caduta dell’Impero romano l’evento più significativo per la città fu l’invasione da parte dei Longobardi. Non si trattava solo di una conquista militare ma di una vera e propria migrazione di massa, che nel 568 d.C. aveva portato in Italia, ma in particolare in Lombardia, migliaia di persone, uomini, donne e bambini stanziatisi poi stabilmente nei nostri territori.
Nel corso del tempo aveva avuto luogo una forma di integrazione con la popolazione locale, anzi una profonda compenetrazione. La lingua, elemento essenziale dell’identità di un popolo, accolse allora vocaboli e forme longobarde. Nei secoli si formò un’unica popolazione.
Probabilmente, come dice il Belotti, le classi meno abbienti conservarono maggiormente la coscienza delle proprie origini locali e dell’antico municipio romano, l’impronta longobarda segnò più a lungo i ceti alti. Le grandi famiglie bergamasche di epoca comunale furono così, in gran parte, discendenti degli Arimanni,la classe sociale più elevata del popolo longobardo. La professione di legge longobarda rimase per molto tempo accanto a quella romana e parzialmente la sostituì. Continua a leggere

Bergamo 568 – 1098

Jòrg Jamut è nato a Weimar in Turingia nel 1942. Ha studiato con il Prof. Eugen Ewig di Bonn, con il quale, nel 1970, si è laureato presentando la dissertazione: Prosopographische und Sozialgeschichtliche Studien zum Langobardenreich in Italìen (568-774). Dal 1977 è libero docente presso l’Università di Bonn. Le sue principali ricerche riguardano, oltre alla storia altomedioevale di Bergamo, il regno longobardo, la storia franca del VII°, VIII° e IX° secolo e la storia sociale del primo medioevo. Ducato longobardo dal 568 e Contea carolingia a partire dal 774, Bergamo è dal VII° al IX° secolo uno dei più importanti centri della vita politica e religiosa dell’Italia settentrionale.
Ma a seguito della crisi del regno, sopravvenuta dopo la morte di Ludovico II° nell’875 e causata dalle continue lotte dei diversi «re nazionali» per il predominio in Italia, si assiste anche a Bergamo da una parte alla lenta perdita del potere dei conti e dei loro funzionari a favore del vescovo, divenuto ormai il vero signore della civitas, e dall’altra al conseguente svilupparsi di un «particolarismo politico» che cresce nel vuoto lasciato dal potere centrale. Si diffonde così un sistema non più fondato sull’esercizio di una pubblica funzione, ma su diritti personali che i singoli hanno in quanto inquadrati in un sistema di rapporti feudali.
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