…anche le Muraìne

Tutti i bergamaschi sanno che, come in gran parte delle città italiane, le antiche mura che fungevano normalmente anche da cinta daziaria sono state abbattute nell’ ‘800 o primi del ‘900. Così fu anche per la nostra cinta delle Muraìne che nel 1901 fu abbattuta per far posto a nuove strade ed “allargare” la città. Piccolissimi pezzi sono però rimasti lungo l’antico percorso e ad essi i bergamaschi guardano con stupore e, in molti casi, fungono da stimolo per spingere ad approfondire e, in ogni caso, a rispolverare la Storia della nostra città.
Non vi è dubbio che la “regina” di questi resti sia la Torre del Galgario che passa quotidianamente sotto gli occhi di migliaia di cittadini. Fa parte anche essa di quei “tesori” che la nostra città deve riuscire a salvaguardare e tramandare… ma ORMAI non sorprende più che questa amministrazione abbia da poco respinto una richiesta di restauro avanzata a tal fine… muraine 01- inizio sotto S_Agostino 2 muraine 02- via camozzi muraine 03 - via camozzi in banca 1 muraine 05 - via palma il vecchio 1 muraine 06 - via palma il vecchio 3 muraine 06 - via palma il vecchio 3b muraine 07 - via lapacano muraine -foto old - paesetto 1885
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della serie “Tesori nascosti”

La nostra città non smetterà mai di stupire i propri cittadini svelando nel tempo i tantissimi tesori che la Storia vi ha riposto. E’ la volta di Palazzo Polli Stoppani che Pietro Isabello, architetto, costruì nel ‘500 all’inizio della via San Giacomo; solo grazie a due “grandi” bergamaschi come Francesco Gavazzeni, erede degli antichi proprietari, e Sandro Angelini che ne curò il recupero dallo stato di abbandono, è possibile oggi, in occasione di particolari eventi, ammirarne lo splendore!!181216 palazzo stoppani - eco

Umberto Zanetti e l’amore per Bergamo

181128 Zanetti -addio fotoUn amico ci ha lasciato… non solo “nostro” amico ma di tutti coloro che sinceramente sentono dentro di sè un amore per la nostra città e le sue tradizioni. Poeta, prosatore, saggista, autore di almeno sessanta opere monografiche, tra saggi storici, di cultura popolare, libri d’arte, Umberto ha dedicato tutte le sue più preziose risorse allo studio della sua amatissima Bergamo, della sua storia, dei suoi grandi e piccoli personaggi, degli aspetti più umili della cultura popolare, i volti, i mestieri, le vecchie botteghe. Nella ricerca delle leggende delle nostre valli, come nella grande Storia, si è espresso l’amore tutto speciale per la lingua bergamasca, per il dialetto parlato dagli amici conosciuti nei primi giochi per le strade della città. Nelle sue poesie in dialetto Umberto ha saputo dare i frutti più preziosi, in quella «cà de sass», la casa di sassi che erano i suoni aspri e impervi del suo dialetto, fatto di parole altre «i ótre paròle», che nessuno come lui ha saputo modulare in tutte le tonalità possibili, rendendole dolcissime nei sonetti e pungenti e aspre nelle sue invettive. Bisognerà almeno ricordare il suo particolare lavoro con l’Ateneo di Scienze Lettere e Arti di Bergamo, con il Centro Studi Tassiani e i tanti altri suoi scritti e studi che gli sono valsi tanti riconoscimenti, come le medaglie d’oro per meriti culturali della Camera di Commercio di Bergamo e poi del Comune di Bergamo nel 2009 e dalla nomina a Commendatore della Repubblica nel 2011.