I mali dell’abbondanza

I termini di un conflitto.
salvaguardia-preesistente“Necessariamente le città mutano volto, perché esse sono organismi viventi; voler arrestare questa trasformazione sarebbe come voler fermare la crescita di un essere  umano,  perché  non  si  trasformi,  da  quel  bambino  che  era,  in  brutto omaccione:  come  è  accaduto  a  noi  tutti;  il punto è di creare una coscienza dell’esigenza di fare il nuovo con intelligente rispetto per l’antico”.

Riportiamo qui di seguito lo studio, effettuato dall’archeologa Andreina Ricci, insegnante all’Università di Tor Vergata a Roma e scaricabile liberamente in Internet.  Nel caso specifico, il punto di partenza è la salvaguardia delle parti archeologiche della capitale, ma tutte le considerazioni conseguenti sono facilmente estrapolabili per tutti i “beni culturali”. Considerazioni che sono molto interessanti e condivisibili e spaziano, dopo un breve excursus sullo sviluppo legislativo, dall’applicazione di nuove tecnologie alla necessaria diffusione della cultura del”bene” fino a proposte di “mestieri” specifici. Riportiamo di seguito alcuni flash :  

Per troppo tempo gli interventi sulla città, o sulle aree ancora parzialmente urbanizzate, non hanno tenuto in debito conto le preesistenze, le tracce materiali delle azioni dell’uomo costituiscono il tessuto di qualsiasi contesto,  urbano  o rurale….

..L’opinione  pubblica, che in quegli anni non  aveva  certo  manifestato interesse  o  partecipazione  a  quella  battaglia, condotta  da  pochi  intellettuali  in  difesa di uno straordinario patrimonio monumentale e paesistico, oggi è certo più attenta e matura, ma anche più critica e sollecita nel denunciare disfunzioni che tutti ormai sono in grado di cogliere. …

..I monumenti salvati sono stati vittime di una devastazione più lenta, ma non meno sciagurata.    Ai danni prodotti  dal tempo, dalle spoliazioni, dall’inquinamento crescente, si è aggiunta la mortificazione di quei resti, recintati e inaccessibili, non comprensibili né fruibili in alcun modo….

..Una delle cause alle quali più frequentemente si imputa la rovina del nostro patrimonio viene appunto identificata nell’esiguità dell’impegno economico destinato ai Beni culturali….

L’abbandono è un genere di scarto prolungato e graduale, una lenta rinuncia all’interesse e al diritto. È un processo non meno grave o colpevole rispetto a catastrofi improvvise; offre, certo, qualche possibilità in più: un’agonia lenta lascia sempre aperta la speranza che si compia un miracolo. Ma nel frattempo, aspettando il miracolo, siamo sicuri che non ci siano altre cure o che quelle note siano le uniche possibili? ..

..Immaginiamo che su alcuni di essi le autorità competenti abbiano già posto vincoli che opportunamente prevedono, intorno a ciascuna delle strutture conservate, un’area di rispetto piuttosto estesa ….

..Per una corretta e rapida valutazione dell’impatto di un nuovo intervento è necessario infatti che vengano posti in relazione i dati relativi alle preesistenze con molte altre informazioni (ad esempio quelle di carattere amministrativo, normativo, catastale o relative a vincoli e prescrizioni di carattere diverso), ed è essenziale che tali informazioni siano facilmente accessibili, rapidamente aggiornabili e comparabili su una stessa base cartografica, informatizzata, che garantisca un buon grado di precisione.

..Per quanto riguarda poi l’accesso alle informazioni, si deve riconoscere che i risultati raggiunti negli ultimi due decenni dalla ricerca informatica, e più specificamente nel settore dei sistemi geografici informatizzati (GIS), offrono ormai opportunità molteplici. È del tutto realistica infatti la possibilità di gestire, attraverso un medesimo strumento, informazioni collocabili su piani differenti di precisione e di attendibilità e valutate di conseguenza.

Una parentesi: sulla frammentazione degli organi di tutela.

Si è rilevata l’utilità di procedere a interpretazioni dei dati che superino la segmentazione del rilevamento analitico delle evidenze e quindi – almeno nella ricerca scientifica – le barriere cronologiche-istituzionali-amministrative, che costituiscono un vero ostacolo al recupero di un legame più stretto fra valori ambientali-paesaggistici e beni archeologico-architettonici, dal momento che tutti, almeno nella pianificazione e nella progettazione, dovrebbero trovare un comune tessuto di relazioni…

Conservare, ma per chi?

Sono indiscutibili e indiscussi, si è già detto, i benefici prodotti da azioni di salvataggio fondate sull’applicazione di strumenti legislativi come quello del vincolo; eppure tale strumento non è sufficiente a garantire che quel che si vincola venga conservato, né che rappresenti un bene fruibile. Sarebbe invece essenziale, essendo costretti a operare imponendo frequenti rinunce – spesso non facili in termini economici e di sviluppo – garantire un ritorno, un differente reale beneficio….

..Per le nostre città, ad esempio, le contraddizioni e le urgenze, sempre più complesse, emergenti nel governo di ambienti urbani da tempo degradati, rendono sempre più deboli posizioni rigide ispirate ad obiettivi che appaiono ormai palesemente inefficaci se informati ad una pura, astratta, difesa dell’antico, di una memoria della quale i segni, le tracce, non possono essere visti né compresi da nessuno. Il problema della comunicazione, della trasmissione delle informazioni e dei “racconti che gli oggetti tutelati possono consentire, dovrebbe rivestire un carattere di urgenza e di importanza pari a quello della tutela medesima, perché di essa (e forse non solo agli occhi dell’opinione pubblica) finisce per essere condizione e giustificazione.

..A fronte di tale situazione andrebbero studiate altre possibilità, altri canali di finanziamento, non solo pubblici. E in quest’ottica è soprattutto la valorizzazione (l’apertura al pubblico di complessi, monumenti, aree, parchi adeguatamente illustrati, resi comprensibili e attraenti) che può rappresentare una soluzione possibile. Di fronte a tale prospettiva si levano spesso opposizioni, ma si è mai valutato se sono più gravi i danni di una frequentazione (ordinata e regolamentata) o quelli prodotti dall’abbandono?…

ricci andreina – i mali dell’abbondanza.pdf

 

I mali dell’abbondanzaultima modifica: 2012-03-02T13:10:00+01:00da amicimura1a
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